CIRIPIRIPI Facebook prende tutti. Per pubblicare una vostra foto in rete basta un attimo, anche se non siete iscritti. Soprattutto, anche se non lo sapete. Quel sabato in discoteca senza il vostro partner (vita reale) lo avete vissuto con un ronzio sullo sfondo: quello delle foto pubblicate il giorno dopo sul profilo pubblico del locale (vita virtuale). D’accordo, per pubblicare una vostra immagine – voi che non siete famosi – c’è bisogno della vostra autorizzazione (art. 96 legge 633/41). In realtà, se l’immagine ritrae l’evento in generale, nel quale siete riconoscibili in maniera incidentale, il consenso è superfluo. Parliamone pure tutta la notte, intanto siete online. Ti giuro, con quella stavo solo parlando!
FINCHE’ FB NON VI SEPARI Facebook contribuisce a rovinare alcuni matrimoni? Difficile stabilirlo, e la mancanza di numeri solidi non aiuta. Certo, si potrebbe dire che gelosie ed interessi extraconiugali – prima virtuali, poi reali – nascono in una coppia che aveva già premesse non troppo positive. Tuttavia all’Università del Missouri sono di altro avviso. E’ stato effettuato uno studio su utenti di Facebook dai 18 agli 82 anni, chiedendo loro che tipo di rapporto avessero con il social network. E’ emersa una corrispondenza quantitativa tra le ore trascorse su Facebook e i problemi sorti all’interno di una coppia. Quanto credere a questo rapporto di causalità è soggettivo. Ma a quante persone possiamo dare un’occhiata stando seduti dalla poltrona di casa? Abbastanza. No, adesso non sbirciate sul notebook sulle gambe del vostro partner. Quello è solo un amico!
SELFIE Prima l’uovo o la gallina? No, com’era: prima Facebook o il “Selfie”? Dipende. Cos’è un Selfie? L’Oxford Dictionary nel 2013 lo ha definito così: una fotografia che una persona ha fatto di se stessa, normalmente con uno smartphone o una webcam, e poi ha pubblicato su uno dei social media. La prima parte della frase accade nel mondo reale, la seconda in quello virtuale. La prima senza la seconda non avrebbe senso (un selfie chiuso nel cassetto non è un selfie), la seconda senza la prima non esisterebbe. Insomma: ci facciamo autoscatti in funzione – anche – di Facebook? In pratica sì. Sul perché, poi, ognuno può farsi la propria idea, puntando sull’insicurezza dei soggetti o più semplicemente sulla diffusione senza precedenti dei mezzi fotografici. Fermo così…ok ne faccio un’altra.
LAVORO E se quel colloquio di lavoro fosse andato male per una foto profilo? Secondo una ricerca condotta da Adecco su 100 imprese e 400 lavoratori è possibile. Il 36% dei selezionatori ricorrerebbe alla reputazione digitale del candidato per ulteriori approfondimenti. Si effettuano controlli incrociati su CV, si verificano referenze e contatti, nonché la partecipazione del soggetto a community su particolari interessi. Tra le tante cose, persino dati personali sulle vite private. Ecco, allora, che sorge l’attenzione a cosa dei nostri giorni (vita reale) rendere visibile su Facebook (vita virtuale) e cosa no. Non taggarmi in quella foto!