Finalmente è partita dopo tante promesse non mantenute quella che si può considerare la più importante opera pubblica di cui l’Italia aveva bisogno. Mettere in sicurezza versanti franosi, argini fluviali, creare casse di espansione per ridurre del rischio alluvioni in tante città, così come costruire depuratori di scarichi urbani che oggi inquinano fiumi e laghi, sono interventi che la politica da sempre considerava di serie B perché non portano voti e non fanno notizia, però salvano vite umane e l’ambiente, beni pubblici e privati e tutelano territori straordinari ma di una fragilità incredibile dovuta a deregulation urbanistica e all’abnorme consumo di suolo.
570 cantieri anti dissesto per 650 milioni di euro di appalti e 104 cantieri per 480 milioni di euro per opere idriche urgenti come depuratori, collettori e reti fognarie per un totale di 1.130 milioni di euro e circa 32.000 occupati. Con lo sblocca dissesto e opere idriche si aprono cantieri e si mettono a gara entro il 2014 circa 1,1 miliardi di euro di opere urgenti (650 per cantieri antidissesto e 480 milioni per l’idrico).
Sono interventi che portano 31 mila occupati e sono già finanziati e in ritardo di anni o addirittura decenni, incagliati tra conferenze di servizio, che somigliano ormai a consigli di sicurezza dell’Onu dove ogni veto posto da uno dei venti e passa soggetti fermava tutto, tra attese con tempi incomprensibili di firme e pareri, il patto di stabilità in alcune regioni dove gli interventi contro il dissesto non sono stati inseriti tra le priorità, ricorsi al Tar e i freni di una macchina della pubblica amministrazione non efficiente.
Non possiamo e non dobbiamo più perdere altro tempo. Dopo decenni di attese e promesse, di veti e opposizioni parte finalmente il cantiere delle sicurezza per milioni di italiani.