Alexei Navalny è morto ieri, a 46 anni, nella colonia carceraria artica. La causa della morte, secondo le fonti ufficiali, sarebbe stata un trombo. Cordoglio in tutto il mondo per l’oppositore numero uno di Putin mentre i familiari del dissidente attendono conferme ufficiali.
La carriera politica
Nato il 4 giugno 1976 a Butyn, una località rurale nell’Oblast’ di Mosca, si laurea in legge presso l’Università russa dell’amicizia tra i popoli nel 1998. Nel 2000 si iscrive a Jabloko, l’organizzazione pubblica nata nel 1993 diventata poi, nel 2001, un partito politico di ispirazione socioliberale filo-occidentale. Tra il 2004 e il 2007 ne diventa uno dei leader nell’area di Mosca. Nel 2005, intanto, fonda il gruppo giovanile Democrazia Alternativa (abbreviato in DA!). Nel 2007 fonda il movimento politico Narod (Popolo) la cui priorità è il tema dell’immigrazione. Criticato per le sue posizioni nazionaliste, xenofobe e razziste, Navalny è espulso da Jabloko. Nel 2008 il partito Narod si unisce a due partiti nazionalisti e xenofobi per formare il Movimento Nazionale Russo.
Il più famoso oppositore di Putin
Nel 2008 Navalny acquista piccoli pacchetti azionari di gradi compagnie al fine di ottenere informazioni in virtù del diritto riservato agli azionisti. Gli serviranno per ottenere le prove di comportamenti dubbi da parte di dirigenti. Sarà questa la base per la sua carriera di attivista anti corruzione che gli porterà notorietà in tutto il mondo. Fonda, infatti, l’organizzazione no-profit “Unione degli azionisti di minoranza” attraverso la quale inizia delle indagini anche sui politici e sul governo. Diviene, così, l’oppositore numero uno del presidente russo Putin. Emblematica la sua inchiesta sulla residenza extra lusso di Putin sul Mar Nero definita da Navalny “la tangente più grande”.
Divenuto il punto di riferimento del dissenso contro Putin, Navalny acquista sempre più notorietà a livello internazionale soprattutto dopo l’episodio dell’avvelenamento con la sostanza nervina Novichok del 2020. In quell’occasione, il dissidente fu colto da malore durante un viaggio aereo e il velivolo sul quale viaggiava fu dirottato da Mosca in Germania dove fu prontamente soccorso. Nonostante non si siano mai trovate prove, la comunità internazionale addossò la responsabilità dell’evento al presidente russo.
Alexei Navalny morto in un carcere russo
Dopo essere guarito dall’avvelenamento, Navalny ha voluto fare ritorno in Russia pur sapendo che ad attenderlo ci sarebbe stato un mandato di arresto. Tradotto in carcere al suo arrivo, la storia di Navalny da allora è stato un susseguirsi di processi e condanne. Una prima condanna a 2 anni e 8 mesi, una seconda a 9 anni in un carcere severo. Pena portata poi a 19 anni. Lo scorso dicembre, Navalny è stato dunque trasferito in un carcere di massima sicurezza IK-3 a 2.000 chilometri da Mosca, nel Circolo Polare Artico.
Solo due giorni fa si era tenuta una nuova udienza alla quale aveva partecipato in videoconferenza. Era apparso in buona salute e sereno, diceva di non temere per la sua incolumità. Ieri poi la notizia della morte per un trombo sopraggiunto al termine di una passeggiata.
Una versione che non ha convinto i familiari di Navalny e il suo entourage, diffidenti verso notizie provenienti da fonti cosiddette ufficiali. Anche stavolta la comunità internazionale si è mostrata unita nell’attribuire a Putin la responsabilità della morte di Navalny.
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