La Campania con 2396 beni confiscatiè seconda nella graduatoria nazionale ed è però la regione con il più scarso riutilizzo degli stessi beni. Numeri, cifre emerse nel corso dei lavori della Commissione speciale Anticamorra e beni Confiscati riunitasi stamane. Nel corso dei lavori sono stati ascoltati in commissione alla presenza dell’assessore regionale con delega al patrimonio, Sonia Palmeri, Gianpaolo Capasso dell’Agenzia Beni Confiscati, Enrico Tedesco della Fondazione Polis, e Franco Malvano della Commissione Antiracket.
“Il dato preoccupante è innanzitutto il drammatico 90% delle aziende sequestrate che purtroppo chiude già alla confisca di primo grado – spiega Vincenzo Viglione, consigliere regionale del M5S e membro della stessa commissione – situazione che in un territorio come quello campano già falcidiato dalla crisi occupazionale degli ultimi anni, oltre ad amplificare la crisi in questo senso, rischia di tramutarsi nel pericolosissimo pensiero che era meglio quando c’era la camorra”.
“Occorre lavorare sull’applicazione della Legge Regionale 7/2012 – continua Viglione – che disciplina il riutilizzo dei beni confiscati e sulle indicazioni del Codice Antimafia attualmente oggetto di revisione parlamentare”.
“L’altro dato che preoccupa in una regione come la Campania è la scarsa cultura del riutilizzo che ancora mostrano molti amministratori locali – denuncia Viglione – i quali pur avendo in mano il 90% del totale dei beni confiscati, troppo spesso non ne sfruttano l’enorme potenziale in termini di opportunità di rilancio economico e occupazionale per il proprio territorio, e li trattano addirittura come vere e proprie seccature”.