Non ci sarà nulla di originale in quanto troverete scritto nelle poche righe che seguono, non ci potrà essere nulla di originale perchè parlare di una giustizia ingiusta in Italia ormai è consuetudine.
Non c’interessa entrare nel merito della sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Roma, non c’interessa la ridicola motivazione dell’insufficienza di prove e non c’interessa nemmeno cavalcare “politicamente” questa sporca storia, perchè questa è una tipica sporca storia italiana. E’ una di quelle storie che consociamo bene e che non è fatta da giudici incapaci o mossi da chissà quale disegno criminoso; non è fatta di ingiustizia palese e manifesta ma di quella impunità dettata da coperture incrociate, corporativistiche, fetide.
La sentenza di oggi è quella di uno Stato – se la magistratura è ancora uno dei poteri cardine dello Stato il sillogismo è dovuto- che si autoassolve e mostra il suo viso strafottente, arrogante e ignobile che ride grugnendo grassamente dei cittadini che ancora credono in quella cosa astratta ed impalpabile che si definisce Giustizia, quella raffigurata dalla bilancia, quella scritta con la lettera maiuscola, quella che campeggia nella scritta cubitale inscritta in tutte le aule dei tribunali “La Legge è Uguale per Tutti” e viene esercitata in nome del popolo italiano. Questa sentenza non è spendibile in testa e per nome del popolo italiano.
Si dirà che c’era da aspettarselo, in prima istanza vennero assolti i carnefici materiali in seconda istanza sono stati assolti quelli che – come minimo – si sono macchiati, se non per la legge sicuramente per la coscienza umana, di omissioni e di quelle omissioni più gravi e più ignobili che discendono dal poter fare e scegliere di non fare deliberatamente.
Stefano Cucchi è morto in un carcere e nel reparto giudiziario di un ospedale e solo per questo uno Stato civile avrebbe dovuto sentirsi responsabile senza neppure bisogno di alcun processo, se quello italiano fosse uno Stato; ma questo è da tempo che non è più.
Lo stato italiano è solo un enorme pantano melmoso nel quale bisogna solo sperare di non ‘cadere’ mai perchè se si ha la disavventura di farlo si verrà inghiottiti da quella melma sotto la quale si celano sabbie mobili dalle quali non si esce vivi.
Uno stato che si autoassolve è uno stato che non esiste e merita come minimo di essere scritto con l’iniziale minuscola perchè minuscolo è.