Dall’analisi del quadro congiunturale nel corso del 2013 è emerso un ulteriore ampliamento del divario fra centro-nord e mezzogiorno, già evidenziatosi nel 2011-12. Così l’ultimo rapporto della Banca d’Italia Economie regionali. “La caduta dell’occupazione è proseguita ma si è attenuata nel secondo trimestre dell’anno al centro nord, mentre è rimasta intensa nel mezzogiorno”. Nei primi sei mesi dell’anno il tasso di disoccupazione è cresciuto di 1,4 punti percentuali al centro nord e di 2,5 nel mezzogiorno, rispetto allo stesso periodo del 2012. Inoltre la crescita nelle regioni meridionali è stata parzialmente frenata dal calo dell’offerta di lavoro.
Il 2013 è stato il sesto anno consecutivo di recessione per la Campania, con il PIL in ribasso, secondo le stime di Prometeia, del 2,7% in volume. Lo stop del peggioramento degli indicatori congiunturali si è registrato tuttavia già nel corso del 2013 e le imprese campione della Banca d’Italia segnalano, in media, un arresto della caduta del fatturato e previsioni di moderata crescita per il 2014. I settori in ripresa? Industria e servizi, mentre debole è la risposta nel settore edilizio. Un miglioramento nel settore industriale è stato registrato soprattutto per le imprese con elevata propensione all’export. Circa due terzi delle imprese operanti nel comparto industriale si attendono un aumento di almeno l’1,5% di fatturato , mentre solo 1/5 di esse prevede un calo. Discorso positivo per gli investimenti, in crescita seppure limitatamente alle aziende di maggiore dimensione.
Nell’edilizia, il calo di attività è stato maggiore per le imprese fortemente dipendenti dalla domanda di opere pubbliche. Riguardo il settore dei servizi, sebbene tenga la spesa dei turisti stranieri, è ancora debole la ripresa dei consumi.
È ancora forte la percezione della precarietà presso le famiglie campane rispetto alle proprie risorse, ciò soprattutto a causa di 2 fattori quali alta disoccupazione e debolezza dei salari, a cui contribuisce anche un carico fiscale che nel suo complesso (regionale e nazionale) è superiore alla media nazionale.
Migliorano lievemente le condizioni di accesso al credito per le imprese, grazie ad una migliore situazione di liquidità, favorita anche dal rimborso dei crediti commerciali verso la Pubblica amministrazione.
Certo un più tempestivo utilizzo delle disponibilità finanziarie provenienti dai Fondi strutturali dell’Unione europea avrebbe potuto attenuare gli effetti del calo della domanda interna ma la Campania resta anche la Regione dove si paga più Irap. Anche l’assessore alle Autonomie locali Sommese ha sottolineato la necessità di una maggiore sinergia tra Governo e Regione e un più equilibrato trasferimento di risorse. Ciò non avverrebbe per la “miopia” delle scelte delle alte sfere, nonostante ci siano stati segnali positivi nel settore manifatturiero e ottime performance sull’export made in Campania e molto si stia facendo per attirare maggiori investimenti. In questo gioco occorre la presenza di tutti gli attori, anche di imprese e sindacati. I consigli di Bankitalia sono diretti anche al miglioramento della competitività del sistema universitario campano e alla qualità dei servizi pubblici, oggi mediamente basse, che sarebbero un input per un mutamento positivo dell’economia campana.
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20 Giugno 2014
BENVENUTI AL SUD
Scritto da Claudio Talone
No, non è il remake del famoso film ma il punto sulla Campania sullo sfondo del divario Nord-Sud secondo il Rapporto annuale di Bankitalia sulle Economie Regionali. Quanto pesano le scelte della Regione e quali sono le responsabilità dello Stato?