Setteversi e...

Carmelo Bene, la Madonna e un giornalista scontento

Non si è ancora deciso cosa farne: depositare l'urna nel loculo di famiglia o disperderle, come chiesto da lui

È finito il funerale Roberto Piccioni, come aveva chiesto, è stato cremato. Dopo un paio di giorni si dovrà passare a ritirare l’urna con le ceneri. Non si è ancora deciso cosa farne: depositare l’urna nel loculo di famiglia o disperderle, come aveva chiesto Roberto.               

La moglie vuol portarsi l’urna a casa, non ha mica accettato, malgrado tutto che Roberto l’abbia lasciata. I figli trovano la cosa troppo macabra e in quei giorni che mancano al ritiro dell’urna vogliono provare a convincerla ad una scelta più razionale.

La figlia più giovane Claudia, per eliminare dallo sguardo ossessivo della madre, i vari ricordi del padre, apre un profondo baule dove sono conservate le carte e le memorie di 33 anni di lavoro Dal fondo del baule tira fuori un pacco di agende di pelle con l’anno impressi sulla copertina.

Cazzo le ha conservate tutte 

Di certo sono inutili appunti di lavoro e quindi da buttare via. Non le apre e fa per gettarle nel bustone nero per la spazzatura.   Poi le viene la curiosità di leggere quella dell’ultimo anno di lavoro al giornale, specie cosa a scritto prima dell’incidente. Gli piaceva scrivere tutto, anche cose molto personali. Diceva sempre alla figlia: “devi pubblicare i miei diari postumi, saranno una bomba per lor signori”.

L’agenda dell’ultimo anno è nella 24 ore che la stradale ha trovato nelle macerie dell’auto dopo l’incidente e l’ha consegnata a Claudia.                        

Tutto il mese di gennaio è vuoto, che strano, ha sempre scritto -si dice Claudia- la prima annotazione è del 15 marzo con la tonda grafia del padre, inchiostro nero, penna Pilot.     

15 marzo mercoledì ore 10

Ho le palle piene della nuova proprietà del giornale. Prima ero il capo della redazione cultura. Ora il direttore si è portato dietro tre fichette spocchiose e le ha spalmate nella redazione culturale. E’ a 50 anni dopo 27 anni di lavoro sono tornato a fare le recensioni di tutti gli spettacoli sperimentali come un vice qualsiasi. Il direttore mi ha chiamato appena arrivato ad inzio mattina e mi ha pregato di andare a Frosinone a seguire uno spettacolo di danza moderna alla maniera di Julian Beck, dal singolare titolo Scilla taglia i capelli a Niso. Lo spettacolo inizia alle 22 e dura, secondo quello che mi ha detto il capo oltre due ore. Parto subito così arrivo a Frosinone a ora di pranzo Non mi faccio certo il viaggio di ritorno a mezzanotte, mi toccherà di dormire in quel posto di merda di Frosinone. La segreteria mi prenota l’albergo”

15 marzo Mercoledì ore 14. 

Sono arrivato a Frosinone, albergo di merda, a tre stelle molto stentate all’ingesso della città, meno male c’è un ampio parcheggio. L’albergo ha un insegna pretenziosa la bandiera a stelle e strisce ed un nome altrettanto pretenzioso: Hotel Amerikano. Ma dall’aspetto esterno e dagli arredi della hall è il genere di albergo usato da clienti a ore, va più che bene per quei pecorari. In portineria un ometto rinsecchito, il viso striato di rughe, il naso appuntito, una vistosa cicatrice sulla guancia sinistra dal lobo dell’orecchio fino all’angolo del labbro, due sottili baffi neri, sulla testa un parrucchino nero corvino, la regolamentare divisa granata a righe nere, al petto un’etichetta con il nome Catello. Mi riceve e con un grugnito mi dice: la stavano aspettando, al giornale mi hanno detto che sarebbe arrivato per pranzo, il ristorante è ancora aperto per lei. Mi sono procurato la brochure dello spettacolo, la leggerò durante il pranzo così mi distraggo e non farò caso alle schifezze del ristorante dell’albergo. La trama in sintesi è questa. Lo spettacolo ripercorre a ritroso il mito di Niso e Scilla: Niso, re di Megara, ha un capello rosso in testa, garanzia della continuità del suo regno. La figlia Scilla, innamoratasi perdutamente del suo rivale, Minosse re di Creta, taglia nel sonno il capello del padre, il quale viene sconfitto. Il gesto d’amore non desta tuttavia l’attenzione di Minosse, così Scilla decide di togliersi la vita annegando in mare. Le scelte di Scilla riverberano oggi nel percorso di ogni figlia che “taglia” i legami con la casa dal padre per diventare una donna. Questo è quanto è scritto sulla brochure, ma c’è anche altro, ma non mi va di scriverlo sul diario. Una paccata di supercazzole alla Carmelo Bene, se n’è e andato da venti anni, ma il suo linguaggio enfatico, pletorico, pieno di niente ha attecchito”

15 marzo mercoledì ore 15

Dopo il riposo pomeridiano vado in giro per Frosinone, ci manco da anni, non è per nulla cambiato. La cena non la faccio in Albergo, trovo una trattoria dove si mangia bene. Mi tengo leggero, trovo l’antica trattoria Sellari, penne all’arrabbiata, scaloppa al limone, cicoria ripassata, mezzo litro Cabernet Atina. La trattoria è a due passi dal Teatro, non mi serve la macchina, a Frosinone centro storico è impossibile circolare.

15 marzo mercoledì ore 22 è iniziato lo spettacolo, la sala è piena, vediamo come va a finire.

16 marzo giovedì ore mezzanotte e trenta.                    

Lo spettacolo è finito, mi è piaciuto, la recensione la scrivo in mattinata quando arrivo al giornale, mi hanno dato anche un Ipad, ma non mi piacciono questi accrocchi moderni. Al giornale continuo ad usare la mia mitica Olivetti Lettera 22 verde pisello. Ora mangio un bomba al bar davanti al teatro, poi vado a dormire. Ah la frase sintesi dello spettacolo , eccola: ho assistito all’essenza del movimento che può determinare la nascita dell’universo. Senza tante cazzate alla Carmelo Bene.

16 marzo giovedì ore 1,30 dopo mezzanotte, quella cazzo di bomba alla crema mi è rimasta sullo stomaco, ho bisogno di bere un amaro per digerire quella cazzo di crema forse hanno usato latte di pecora, non a caso siamo a Frosinone, fottuti percorari. Nel frigo bar, niente alcolici, solo bibite per giunta di sotto marche, si vede che il proprietario dell’albergo fa spesa presso un Outlet. Mi tocca uscire. Troverò un cazzo di bar aperto.

16 marzo giovedì ore 2,30 dopo mezzanotte, Scendo in portineria. Il portiere di giorno l’imparruccato è andato a dormire, ore c’è il portiere di notte, anche questo magro come un chiodo, tutti magri in questo cazzo di albergo, capelli neri ricci e unti, naso appuntito, occhi piccoli, guance ricoperte da una striatura di barba di almeno tre giorni, sta leggendo una rivista porno, manda un sospiro, alza gli occhi al cielo e con un fiato vinoso alla mia rischiesta se c’è in zona un bar aperto, mi risponde: all’ingresso dell’autostrada. Cazzo mi tocca prendere la macchina. 

16 gennaio giovedì ore 2.30

Imbocco la strada in discesa verso l’autostrada, c’è una nebbia da schifo e più scendo più la nebbia si addensa, da lontano la luce accesa del casello dell’autostrada e prima dell’ingresso una stazione di servizio illuminata a giorno. Accosto e parcheggio nel primo stallo, il più vicino al bar. Il parcheggio è vuoto evidentemente a Frosinone non c’è la Movida Notturna. Fa un freddo cane entro nel bar, altro che amaro, prendo una grappa doppia.

Esco dal bar, sulla stazione di servizio è calata una densa nebbia lattiginaosa. Noto davanti all’ingresso, una strana figura circondata da un alone di nebbia rossa. Ha una giaccone rosso a righe nere, con un cappuccio che gli copre tutto il volto. Mi avvicino, dietro di lui a qualche passo, un altra ombra vestita di una tunica azzurra cielo

Mi si avvicina: “Buona notte Roberto, non mi riconosci?

Certo, la tua voce è inconfondibile anche da fantasma. Che ci fai in questo posto di merda?

Mi stupisco di te oggi è il mio complimorte, 16 marzo 2022, una cifra tonda. Ed abbiamo la possibilità di scegliere una location dove fare un’apparizione. Ho scelto questo per evitare di incontrare gente. Sai che rifuggo la folla, specie i critici, non ho rapporti con la critica, sono loro che sono pagati per averne con me. Mi sono mostrato a te perché nel passato mi hai capito, tutto sommato sei un artista alla tua maniera . Per capire un poeta o un artista, a meno che questi non sia solamente un attore, ci vuole un altro poeta e un altro artista Tu mi hai capito, lo ricordo

Ora nella mia realtà sono un angelo, non più un invasato, sono pacato, un tantino malinconico, spiritoso, presente, se necessario sferzante, quando occorre. Oltretutto da qualla frase della mia Biografia “Sono apparso alla Madonna”, sono obbligato a portarmela appresso. Povera donna li si annoia, è una rottura, non accade mai niente. I più divertenti se li prende quello al piano di sotto. Grazie al sostegno pressante malgrado avessi un pessimo CV sono stato ammesso al piano superiore. Ora vai a dormire si è fatto tardi. Torna in albergo. E guida con attenzione.

Non so se sia un sogno o una vera apparizione.

16 marzo giovedì ore 7.30 Svegliato presto. La colazione inclusa sono un bricco di latte tiepido, uno di caffè forse orzo, un buondì Motta, un pacchetto di fette biscottate, una porzione di marmellata di albicocche, una di burro. La sala colazione è affollata di ballerine e ballerini bulgari, che divorano il tutto. Sono li a spese del Comune per scambi culturali. Cinque minuti a piedi e sono al parcheggio. C’è una casino di nebbia.

Intanto che guido con il registratore dell’Ipad mi annoto l’articolo da scrivere così al giornale non ci metto nulla a batterlo a macchina, lo vogliono entro le 12 prima di chiudere il pezzo per domani.

Claudia si ferma, rammenta le parole registrate sull’Ipad trovato nella macchina: “Prova, prova registrazione, prova 1 2 3, dio mio cazzo ci fa quel Tir di traverso, freno, freno, “Troppo alcool , poco sonno, confusione tra sogni e realtà” Lo tirarono fuori dall’auto che ancora respirava

Chiude in fretta quell’agenda e la butta nel bustone nero. Meglio che la madre non legga quei frammenti di diario le farebbero male. 

Cazzo è morto giusto 20 anni dopo Carmelo Bene!

Foto di copertina generata con Copilot per Cinque Colonne Magazine

Raffaele Abbate

Nasce nella prima metà del secolo scorso in una piangente cittadina della provincia di Benevento. Riceve un’educazione libera: non giocare a pallone che sudi, non ti toccare che diventi cieco, non guardare quelle signore sul ciglio della strada che prendi le malattie. Frequenta l’università di Napoli ed entra all’INPS che lascia nel 2003. Si dedica alla scrittura e pubblica prima due libri: I Fetenti e La Tana del Salmone, poi Canapa e Prodotti Difettosi, Sistema Binario e Il Ballerino di via delle vergini con la casa editrice EDIZIONI MELAGRANA. Presenza assidua su Facebook

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