Sul finire del 2014 gli artisti visivi Rossana Bucci e Oronzo Liuzzi hanno dato vita per le Edizioni Eureka dell’omonima associazione culturale, alla collana “CentodAutore”. Si tratta di pubblicazioni di poesia dell’area sperimentale di smilzi volumetti di una trentina di pagine in formato A6.
La scelta dei poeti pubblicati è ragionata in base alla qualità, meno per il nome dell’autore, il che rende l’operazione ancora più meritevole. Ogni volumetto è investito di una sorta di “opera unica” (numerate e firmate dall’autore) per via della personalizzazione della copertina, interventata da parte degli stessi, con tecnica e materiale a scelta. Piccoli gioielli di una collezione “ad arte”.
Fino ad oggi sono stati pubblicate dodici opere che qui presentiamo ricorrendo a stralci presi dalle varie prefazioni, corredate da un testo poetico.
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Intuizioni si apre nel segno dell’alter ego (una delle tre sezione di cui si compone questo volumetto: oltre ad “Alter ego”, “Sequenze” e “Intuizioni”, sezione che dà il nome al titolo), ossia dell’altro da sé, del già dato e del già visto, un percorso nel campo della poesia sperimentale, fatta di sovrapposizione, di frammenti del corpo e della voce con una semantica del significante; una mobilità linguistica che demolisce le usanze, le convenzioni, per mettersi sempre in discussioni con dilatazioni e raddoppi di parole, nonché un percorso di ritmo che si sottrae alla facile fruizione, a un qualunquismo intimistico-emotivo per riconoscere qualcos’altro tra i meandri del linguaggio:
Alter ego
specchio ritardatario di coscienza
specchio d’adolescenza
profetica valenza:
questa immagine questa
tarda risoluzione.
questa ripetizione
di sistemi abusati
di moduli rinviati
di ricorsi obbligati.
restano tracce avare contenute.
si contendono mute
la doppia coerenza (p. 5)
Intuizioni si snoda soprattutto lungo una progressiva identificazione di sogno e realtà, di paronomasia (conforme/difforme; niente/mente; distratto/contratto; sentire/patire…); il testo si serve del corpo per una infinita varietà di forme di pieni/vuoti, dove ‒ si legge in uno degli aforismi posti in epigrafe ai dieci testi che compongono la sezione “Intuizioni” ‒ «Il poeta medita sulla precarietà di tutte le cose materiali e immateriali che occupano il suo spazio esterno ed interno»:
che resta infine poi di quello che
noi siamo noi facciamo
di quello che pensiamo
nel silenzio di quello
che talvolta diciamo.
immagini trascorse traslate
fotografie sbagliate
carte segrete oggetti
conservati reietti
nel fondo dei cassetti.
nella memoria altrui poche parole
approssimate scompagnate sole (p. 19).
Ulteriore snodo si materializza lungo la possibilità di un’ipotesi di scrittura materica, biologica, quasi come una malattia che “infetta” e debilita le false certezze di una cultura ipnotica e pacifica. Ogni testo conserva sempre un quid d’irriducibilità, un nihilismo, una funzione orizzontale e zigzagante, attraverso fulminee accelerazioni antisacrali. Esplicativa è la tendenza a “significare” una impossibilità, a tradurre in segni antilirici e politicamente versificati l’universo interiore delle cose, del mondo e ricominciare. Che cos’è in fondo la poesia se non il rendere possibile l’impossibile?: «ascolteranno forse queste foglie / quello che dico quello che ripeto / nella mia mente quello che domando / di volta in volta intento / aspettando risposte…, p. 27».
È una poesia che si sposta in varie direzioni questa di Roffi; essendo la poesia né un’arma né un veicolo (ma può diventare entrambi), ecco che lo “spostarsi” di Roffi non può che