Il neocandidato del PDL, non particolarmente radicato nell’elettorato campano, privo di esperienza per quanto riguarda l’amministrazione del territorio può soffrire la personalità di De Luca ?
Mentre nelle fila del centrosinistra è in corso la sfida tra De Luca e l’asse De Magistris-Vendola, Stefano Caldoro gode di relativa tranquillità per organizzare la sua coalizione. Consolidata l’alleanza con il Movimento per l’Autonomia di Lombardo, che ha ritirato la candidatura autonoma di Villari, a Caldoro non rimane che ultimare le trame diplomatiche per raggiungere l’accordo con l’UdC. Proprio questo è diventato il più importante argomento di discussione in seno allo staff di Caldoro. Alla luce degli ultimi sondaggi, che vedono in Campania il centro-destra in vantaggio sul centro-sinistra con una forbice di 5-10 punti percentuali, l’accordo con i centristi rappresenterebbe un importante fattore di consolidamento della coalizione, un solido pilastro a sostegno del già felice vantaggio “azzurro”. Accordo che, per inciso, è dato per raggiunto già da diversi giorni, ma che ancora non è stato ufficializzato. E proprio in questa idiosincrasia si insinua la polemica democratica: a che sono dovuti questi tentennamenti, a questioni programmatiche o ad accordi sulle poltrone? Sebbene la situazione per Caldoro sembri rosea, impreziosita dalle candidature della Mussolini e della Carfagna al consiglio regionale, personalità che assicurano voti e visibilità , non mancano le ombre. Tra gli opinionisti, gli addetti ai lavori e i giornalisti, infatti, c’è chi ha osservato che il “basso profilo” del candidato di centro-destra (non particolarmente radicato nell’elettorato campano, privo di esperienza per quanto riguarda l’amministrazione del territorio) possa soffrire invece la personalità di De Luca. Il quale offre a una certa fetta dell’elettorato campano quella discontinuità dal “vice-regno bassoliniano” e quell’aura di efficientismo che dovrebbero essere appannaggio del candidato di centrodestra.
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Roberto Procaccini