Eppure pensavo di averlo messo nel carrello della spesa!! Ho l’immagine precisa nella mente, ricordo di aver guardato anche la differenza tra quello iodato, quello Salgemma, quello rosso delle Hawaii e quello rosa dell’Himalaya. Che poi perché sull’Himalaya si trovi il sale rosa e’ un mistero che nessuno conosce. Sembri aver un grande potere seduttivo, non per proprietà intrinseca, ma per il sol fatto di poterlo sfoggiare durante i preparativi di cibarie da Chef stellati. Anche sul rossore del sale hawaiano menti illustri si barcamenano tra le sue più disparate proprietà, ma sul perché si dovesse trovare un cosi illustre minerale in un posto conosciuto solo per mete da viaggi di nozze patinati o su riviste sciattamente riposte in sale d’aspetto dentistiche.
La mente pero’ vacilla! Ha dei grossi buchi.
Non ripensare alla ragazza con la chioma fluente di color rosso, che ti era passata avanti tra il reparto affettati e il banco della frutta, ripete a voce soffocata la mia mente, concentrati! Che poi rosso il sale delle Hawaii, rossa la colorazione della folta chioma della ragazza che sfilava tra gli scaffali, forse il destino vuole dirmi qualcosa.
Forse no. Infatti odio le Hawaii.
Riesco a mettere a fuoco e la risposta alle mie perplessità si concretizza nell’immagine del carrello della spesa. Lo vedo e’ li, lo sposto, e’ sale iodato, stretto tra una confezione doppia di biscotti ripieni di cioccolata e un broccolo, proveniente dal mercato rionale con una grande scritta Km 0. Tutte le fantasie vengono lasciate sullo scaffale, il rosso sale delle Hawaii e la rossa ragazza da corsia di supermercati.
Ma allora che fine ha fatto il sale?
In preda ad un sentimento misto tra sgomento e rottura di scatole ripongo la mia sfiducia nella distrazione da messa in ordine della credenza. Ma niente! Torno al supermercato ancora una volta con la mente, la pigrizia da quarantena ormai ha preso il sopravvento anche delle mie uscite d’aria. Ripercorro la corsia verso la cassa, c’e’ un tizio con una mascherina seconda per bruttezza solo a quella di Robin, fedele compagno d’armi del valoroso Batman. Come in film a spezzoni, la camera si riaccende in prossimità della cassa, avanti a me in fila, un vecchietto con tutte le intenzioni di riempire la sua abitazione con ogni tipologia di alimento, forse in memoria di una guerra da lui realmente mai superata.
Scorgo una vecchietta con una confezione di sale in mano, che passa avanti a tutti. Non so perché il mio sguardo si sofferma su di lei.
Si gira verso di me.
Con un ghigno che mi gela il sangue quasi mi sorride e svanisce nella corsia dei detersivi. Non riesco a ricordare, ma penso di essermi girato di scatto, come se dovessi fulminare con lo sguardo un ladro intento a rubarmi l’auto, per scorgere alimenti mancanti nel mio compagno di spesa, il carrello. Ma ad occhio tutto sembra al posto giusto, anche il broccolo.
Niente! Che fine ha fatto il sale? Il mio Sale! E perché quella vecchietta mi aveva fulminato con lo sguardo?
Tutte domande che nell’immediato non trovarono alcuna risposta. In realtà la risposta non la trovarono neanche dopo, perché il mio stomaco decise per me. Con vacillamenti e imprecazioni interiori, proposi a me medesimo, con immenso sforzo, di bussare alla porta della vicina o vicino o ancor peggio vicini per richiedere un po` dello scomparso sale. Mi sarebbe servito per preparare la cena. Sembrava un piano facile e funzionale. Bastava uscire di casa e bussare ad una o ad entrambe le porte, presenti sul pianerottolo e chiedere solamente, con occhioni grandi che solo il gatto con gli stivali può meglio rappresentare, un podisale. Operazione facile se solo si avesse un’idea di chi fossero i vicini. Abitanti seriali dello stesso pianerottolo, che prima della quarantena imposta del
signor Virus, erano solo dei mugugni provenienti al di la’ della mia porta di ingresso, e che purtroppo restarono tali anche durante la prima fase di prigionia, a dispetto di quanto i miei amici telefonici, scrupolosamente, raccontavano delle loro nuove conviviali amicizie da condominio.
Alla fine non chiedevo nulla, non volevo ne lavare il loro lunotto, ne convertirli a qualche religione
newage, io cercavo solo un po di sale. Ok ero pronto!
Driiiiiinnnnnnnnnn!! Drinnnnnnnn!! Era il campanello della mia porta! Chi mai poteva essere? Forse la commessa del supermercato che mossa da un senso di spiccata ironia, mi aveva nascosto il sale per poi consegnarmelo di persona. Apro la porta di gran corsa e con amara delusione non scorgo il viso della simpatica cassiera, ma un casco variopinto con all’interno un omino di nazionalità sconosciuta che gesticolava strani monosillabi. Cercava un certo Arturo Braghetta, che io giustamente non conoscevo e lo invitavo a verificare il nome sui citofoni. Il Tizio a quel punto inizio’ a scaldarsi incalzandomi di parole indecifrabili, e terminando il suo monologo con: <<…tu non hai sale Ncap!…>>
Chiudo la porta e resto immobile, come se in quelle parole pronunciate alla fine, ci fosse qualcosa che non mi tornava. Qualcosa che mi mancava all’appello! Non riuscivo a capire.
Drinnnnnn!! Drinnnnnn!! Ancora? Il mio campanello! Ero sempre li’, dietro la porta, immobile, pronto a divorare di insulti quell’omino dal casco colorato. Apro la porta con una certa veemenza, cercando di condensare in pochi attimi uno sterminato e grottesco cumulo di insulti, fermato solo dalla visione di una donnina minuta in tuta e ciabatte che reggeva un bicchiere di vetro in mano.
Resto immobile come una statua greca raffigurante un lanciatore del peso, con la bocca semi aperta e gli insulti bloccati come in un incidente a catena tra il labbro superiore e la punta della lingua. Era una delle mie vicine di casa che con fare aggraziato, mi chiese se avessi un po di sale. Mi volto, scrutando bene nell’appartamento in cerca di una qualche telecamera nascosta.
Non mi pareva vero.
Il sale elemento di cucina cosi’ di poco interesse nella mia vita fino a quel momento, stava diventando una piccola ossessione. Le rispondo che era assurda la coincidenza, che anche io ero rimasto all’asciutto di sale, e la invito, senza neanche rendermene conto, preso dall’euforia delle coincidenze, ad entrare dentro casa a darmi una mano a cercare il sale da me comprato, ma sparito. Logicamente agli occhi della minuta donnina, che nel frattempo si era voltata con sguardo stizzito e dileguata nella maculata pavimentazione del pianerottolo, il tutto era stato letto in un’altra ottica, lasciandomi ravvisare, solo poco dopo, di essere passato per un rimorchiatore seriale targato anni 90! Il peggio del peggio del trash!
Ero sull’uscio del mio appartamento e cercavo di razionalizzare, che l’opzione di chiedere sostegno ai vicini era svanita. Prendo le chiavi di casa. Chiudo la porta e scendo, ormai costernato che l’unica soluzione era quella di rifare la fila e ricomprare un pacco di sale, doppio questa volta e Salgemma! Anzi no! dell’Himalya, si lo avrei preso dell’Himalaya!
Mentre scendevo le scale, evitando di occupare l’ascensore per la discesa, il mio umore pian piano migliorava, lanciando qua e la sguardi in particolari del mio palazzo che mai avevo osservato.
Mi soffermo su un cartello vicino ad una porta, arrivato ormai al piano terra. SALE FOR RENT.
Rimango un attimo sorpreso! Qualcosa si era rimesso storto! Il mio umore era nuovamente nero, faccio qualche passo indietro incautamente in direzione dell’ascensore, urto involontariamente un tizio ben distinto che aspettava l’ascensore. Mi volto di sobbalzo per chiedere scusa, ma il tizio mi anticipa con tono pacato e duro
<<Sale?>>
Incredulo guardo l’ascensore e riguardo il tizio incravattato! Nuovamente stesso gesto! Ascensore – tizio. Tizio – ascensore. Rispondo con un filo di voce, lento e ben scandito << Himalya!>>
Corro.
Scappo via dal palazzo.
Lascio dietro sgomento e incertezza, in quel tizio che nell’apertura della porta dell’ascensore aveva l’espressione convinta che forse alla mia tarda eta` avrei dovuto smettere di assumere ancora droghe.
Non so perché mi ero messo a correre, ma lo avevo fatto, sia ben chiaro per pochi metri, quando il mio spirito da maratoneta venne stroncato da un brusco colpo di tosse! Fermo con il fiato corto, paunazzo e con le mani sulle ginocchia, come se avessi quasi concluso la maratona di New York, vedo passare dall’altra parte della strada la strana vecchietta del supermercato!
Continuava a prendersi gioco di me, sogghignandomi e con un pacco di sale in mano!
Che faccio? La seguo? Lascio correre e vado al supermercato? Nel dubbio, tenendomi a debita distanza ero alle sue calcagna, percorrendo la via parallela a quella della mia abitazione. Ormai la seguivo! Che e` molto differente da seguire qualcuno su Instagram o su qualche altro social!
Qui era tutto vero, continuavo a ripetermi. Questo e` il saledellavita.
Ero per strada, intento a non farmi scoprire dalla mia preda ed evitare allo stesso tempo di non passare per un pervertito agli occhi dei passanti.
La vecchietta si infila in un portone spalancato, la seguo con un certo sentimento di angoscia che mi pervade per tutto il corpo. Spaventato. Con un senso di intorpidimento che mi assale le ginocchia. Non ho paura! Entro nel portone.
Mi ritrovo in un quadro di Escher dove porte, scale, corridoi e ballatoi si intersecavano e intrecciavano come le mie budella in quel momento. La mia vecchietta era sparita. Mi giro e rigiro in cerca di un indizio. Quando sento provenire dal ballatoio sopra la mia testa il solito ghigno. La vecchietta mi sorrideva! Sapeva che la stavo seguendo, voleva che la raggiungessi. Con un grosso sospiro, presi coraggio e mi misi a salire le scale per raggiungerla. La luce era sempre più fioca, il ballatoio diveniva corridoio e la luce ormai completamente assente.
Buio.
Silenzio.
Sento il mio cuore battere. Silenzio.
Paura. Silenzio.
Una mano gelida mi afferra il polso. Sento qualcosa che mi trafigge il braccio. Una sega a nastro…
No forse una spada… No meglio un coltello… No un ago…
<<Eccolo Signo`… Se sta a ripijjaa!!>>
Apro gli occhi e vedo un tizio in tuta fluorescente arancione che mi tiene la testa. Sono sdraiato per terra, avanti al supermercato! Nel braccio un ago fa capolino! Nessuno quindi mi stava segando a meta` per mia immensa gioia.
Inizio a riprendere i sensi e mi spiegano che un ragazzo delle consegne con il motorino distraendosi non mi aveva visto uscire dal supermercato e mi aveva investito.
Aveva il casco variopinto e continuava a farneticare parole incomprensibili. Lei era li!
La vecchietta con il pacco di sale in mano << giovanotto questo sale le e` caduto>> e continuava insistentemente a porgermelo spingendo il pacco sulle mie tempie.
Il tizio dell’ambulanza si rivolge a me <<sale? Sale sull’ambulanza?>> Ed io con voce seria e decisa <<Himalaya, si Himalaya grazie>>