Il 3 febbraio 2014 la Commissione Europea ha presentato il primo rapporto sulla corruzione nell’Unione. Il costo della corruzione in Europa sarebbe pari a circa 120 miliardi di euro. Nella sezione riguardante l’Italia, questa, il rapporto chiama in causa la Corte dei conti italiana, che avrebbe stimato il costo della corruzione della nostra nazione in 60 miliardi di euro, ovvero la metà di tutta l’Europa.
Sebbene la notizia abbia fatto discutere molto, suscitando indignazione collettiva automatica e ire di turno, in realtà il quadro della corruzione italiana sembra essere molto più complesso e meno decifrabile. 60 miliardi di euro sono pari al 4% del PIL italiano, mica spiccioli. Alcune ricostruzioni hanno fatto emergere la problematicità di tali affermazioni, evidenziando, nel migliore dei casi, una serie di imprecisioni da parte della Commissione Europea. Persino la stessa Corte dei Conti avrebbe smentito di aver eseguito tale calcolo. Da dove salta fuori allora quella cifra?
C’entra il SAET, è stato detto, il Servizio Anticorruzione e Trasparenza del Ministero della P.A. e dell’innovazione. Secondo la Corte dei Conti sarebbe stato questo ente ad effettuare il calcolo. Ciò che emerso, poi, dallo stesso SAET, è stato una sorta di dietrofront. Non è stato fatto alcun calcolo preciso, ed è stato aggiunto: le stime che si fanno sulla corruzione, 50-60 miliardi all’anno, senza un modello scientifico diventano opinioni da prendere come tali ma che, complice a volte la superficialità dei commentatori e dei media, aumentano la confusione ed anestetizzano qualsiasi slancio di indignazione e contrasto. Se le cose stanno così, non solo il dato bomba dei 60 miliardi di euro non sarebbe fondato, ma andrebbero forse rivisti anche i dati pubblicati dalla Commissione Europea.
Una cosa è chiara: quantificare esattamente il costo della corruzione italiana non è semplice. La discutibile scientificità dei metodi applicati dalla Commissione per i calcoli sulla corruzione, tuttavia, non autorizza certo ottimismo. Secondo uno studio di Unimpresa, ad esempio, la corruzione in Italia avrebbe bruciato 100 miliardi di euro in 10 anni, tra il 2001 e il 2011. Un fenomeno che spaventa gli investitori esteri e grava sulle aziende che operano in un contesto corrotto, le quali avrebbero tassi di crescita inferiori del 25% rispetto ai concorrenti europei.
I cittadini europei hanno della corruzione la percezione di un fenomeno in crescita. Da un sondaggio di Eurobarometro emerge che il 74% degli europei ritiene che la corruzione sia un problema notevole nel loro Paese. L’Italia nell’ultimo rapporto sull’indice della corruzione mondiale, pubblicato da Transparency International, si è classificata al 69° posto su 177. L’Italia delle mani pulite ha sempre più le mani nei capelli.