Il carico emotivo che una donna deve sopportare è spesso molto più elevato rispetto ad un uomo. Tale “peso” è determinato dalle numerose aspettative che la società, la famiglia ed il contesto gli attribuiscono.
Tendenzialmente la donna mantiene un carico molto oneroso, dovuto alla gestione familiare e al supporto verso i genitori di cui si prende cura. Si divide inoltre tra l’organizzazione della casa, le responsabilità lavorative e la crescita dei propri figli.
La paura di non riuscire a superare tutte queste sfide quotidiane, talvolta si tramuta in stress e nel timore di non essere all’altezza. La donna spesso ha la capacità di non sentirsi adeguata al contesto, maturando un senso di inadeguatezza, che si manifesta anche nelle fasi di vita più semplici, seppur il proprio vissuto non determina particolari problematiche.
Una incomprensibile capacità di non sentirsi mai la persona giusta al momento giusto, ma anzi costantemente fuori luogo. Nella maggior parte dei casi questo senso di inadeguatezza, si traduce in auto-sabotaggio, convincendosi senza alcun fondamento, di non essere capace di affrontare il contesto in cui ci si trova.
Questo scatena una sorta di paralisi, di blocco emotivo per cui si evitano cambiamenti o contesti sfidanti. Rimanendo intrappolati nella propria “area confort”, una specie di rifugio in cui ci si sente sereni e al riparo. Un contesto in cui la necessità di avere sempre tutto sotto controllo si tramuta falsamente in sicurezza. Questa modalità di iper controllo su se stesso e sugli altri, rende schiavi perché tutti si affidano completamente alla donna, in quanto madre, figlia e lavoratrice, delegandone ogni responsabilità, anche quelle non di competenza.
Accentrare tutto su se stessi non solo non è consigliabile, ma non è sostenibile nel lungo periodo. Basterebbe saper delegare, condividere con gli altri il proprio peso ed accettare che tutto possa non essere perfetto. La mania della perfezione e di avere tutto sotto controllo, porta a non accettare l’eventualità di sbagliare, rendendo un semplice errore un problema insormontabile.
Gratificarsi se si è fatto qualcosa di buono, riconoscere le proprie vittorie personali e professionali, cambia la prospettiva, aumenta l’autostima, ed accende il motore verso le proprie ambizioni personali. La continua ricerca della perfezione a cui siamo abituate da bambine, perché educate ad essere sempre iper performanti, tende a ricercare standard elevati, talvolta impossibili. Questi standard inarrivabili o fuori contesto, confermano l’incapacità di raggiungere un risultato, quando basterebbe semplicemente abbassare il livello delle aspettative.
I figli perfetti, la famiglia perfetta, la casa perfetta, l’amica perfetta, il capo perfetto, l’ossessione di essere sempre al top, richiede un impiego di energia elevato. Questa energia veicolata nel modo sbagliato, raddoppia la fatica e aumenta lo stress.
La volontà di associarsi a punti di riferimento condizionati dai pregiudizi, dalle abitudini e dagli standard che non si avvicinano alla propria natura, crea grandi frustrazioni, perché obbliga a rappresentare continuamente qualcosa che non ci appartiene. Per abbassare i livelli di stress e di attese, la soluzione può essere cercare un modello più vicino alle proprie individualità e al proprio stile.
In questo modo si accrescono le competenze, si mettono in evidenza le proprie potenzialità e si valorizzano i lati positivi. Il senso di leggerezza che scaturisce da questa operazione di consapevolezza, aiuta ad aprirsi con le persone che ci sono intorno, migliora l’empatia ed il coinvolgimento. In questo caso si dividono le preoccupazioni e si può godere delle proprie vittorie.