Specchi & Doppi

Diplomatici italiani espulsi dalla Russia

Possiamo smetterla di dividerci in fazioni di tifosi e cercare di essere mediatori, costruttori di ponti

Sulla vicenda dei ventiquattro diplomatici italiani espulsi dalla Russia, come al solito, si è alzato un vespaio tutto italiano. Atto intimidatorio? Contromisura oppure offensiva deliberata per avere noi appoggiato incondizionatamente l’annessione della Svezia e della Finlandia alla NATO. Queste le tesi fra cui oscillano gli analisti dopo l’atto ufficiale messo in essere da Mosca.

Magari potrebbe anche essere letto in una chiave diversa, potrebbe forse essere una sorta di risposta all’altra espulsione che poco più di un mese fa l’Italia ha messo a segno contro trenta diplomatici russi a Roma.

Luigi Di Maio – Ministro degli Esteri

“il governo italiano ha deciso di espellere 30 diplomatici russi per motivi di sicurezza nazionale”

Così tuonava dalla Farnesina il cinque di aprile o giù di lì il nostro massimo responsabile per gli affari internazionali e da allora in poi si sono succedute anche altre cose che in qualche modo potrebbero aver indotto anche i russi ad esercitare una prerogativa che è di ogni Paese che ritenga sia messa in pericolo la propria sicurezza. Fino a prova del contrario.

Diplomatici italiani: spie e complotti degli 007 nel mondo

Questo russo ucraino è un conflitto talmente ‘inflazionato’ a livello informatico da far arrivare al paradosso chi usufruisce dell’informazione a non volerne sapere di più ma molto di meno perché molto sta assumendo contorni davvero surreali.

E’ chiaro che in un ambito del genere e nella logica (?!) degli schieramenti contrapposti quello che fanno gli altri è per definizione più grave di quello che facciamo noi. Quello che noi facciamo è sempre per risposta e mai per offesa.

Due pesi e due misure sono la regola non certo l’eccezione e tutto viene fatto in considerazione di come dopo lo si potrà usare. Tutto per comunicare e per creare condizioni mediatiche agevoli sulle quali innestare il racconto che meglio aggrada e serve per propagandare le proprie tesi.

È una guerra vera, cerchiamo di non dimenticarlo

Tutto questo scrivere e riscrivere, comunicare e ricomunicare. Masticare e ruminare minuzie, inezie e particolari gettati qua e la per creare l’ambiente giusto per la spy story ci fanno dimenticare che siamo nel bel mezzo di una guerra vera non una partita di Risiko; sembra che molti ed anche influenti personaggi questo lo scordino a bella posta.

L’espulsione di diplomatici, o meglio di persone con passaporto diplomatico, è una cosa non normale ma di più in una situazione del genere e perdere letteralmente del tempo prezioso per cercare i retroscena di una tale vicenda è del tutto avvilente. La diplomazia dovrebbe essere il grimaldello da usare per dipanare questa matassa ed invece ci si perde continuamente nel renderla più inestricabile.

È colpa di Putin si griderà, forse si probabilmente si ma noi oltre a gridare ed indignarci sappiamo fare altro?

Siamo seri!

Non è facile, certo, ma cerchiamo di essere seri come serissima è la situazione che oggi viviamo. La gente che muore sotto i bombardamenti, i soldati di una e dell’altra parte (si può dire così o dobbiamo per forza demonizzare gli altri?), donne e bambini che sono dovuti scappare esigono molto più rispetto di questo teatrino che vediamo ogni giorno come rappresentazione mediatica propagandistica di una e dell’altra parte.

Nell’ambito di una riacquistata serietà riusciamo a mettere a fuoco che la ricerca del cattivo tout court è inutile. Il continuo rosario recitato delle colpe dell’altro non porrà mai le basi per pensare anche lontanamente che si può porre fine a questo scempio.

Possiamo smetterla di dividerci in fazioni di tifosi e cercare di essere mediatori, costruttori di ponti. Possiamo pensare di avvicinare anche chi oggi si fronteggia o stiamo aspettando la soluzione finale aggiornata ad ora?
Ci è rimasto un po’ di sale nella zucca o dobbiamo passare a fornirci al supermercato visto che i tabaccai non ne commerciano più?

Lasciamo giocare a 007 chi non ha cose a cui pensare e tentiamo di dare un racconto diverso, cari colleghi molto più eminenti di chi scribacchia qui, più aderente alla realtà e meno preconcetto. Raccontiamo più fatti e meno opinioni. Facciamolo per le vittime di questo orrore e facciamolo per noi per riacquistare un briciolo di dignità.

Gianni Tortoriello

Quattro decenni e più di vita dedicati al giornalismo, ma anche alla comunicazione tout-court, passando dalla carta stampata, alla televisione, al web. Una Laurea in Scienze Politiche alla Federico II, qualche anno d'insegnamento e qualche altro da formatore. Unica fede, il Napoli. Poche certezze, tanta passione e una consapevolezza: ciò che paga è solo l'impegno costante nel realizzare i propri progetti e, perché no, i sogni. Il villaggio globale di cristallo dell'informazione e della comunicazione è, purtroppo, divenuto il luogo dove conta solo 'spararla quanto più grossa possibile!' Il sensazionalismo e l'opinionismo hanno soppiantato la notizia. Io vorrei solo continuare a fare quello che mi hanno insegnato: raccontare i fatti.

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Gianni Tortoriello

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