È stato eseguito con successo il primo trapianto di vescica umana su Oscar Larrainzar, un uomo di 41 anni che aveva perso la maggior parte della funzionalità vescicale in seguito a terapie oncologiche per una rara forma di cancro alla vescica. L’intervento è realizzato dal professor Inderbir Gill, presidente del Dipartimento di Urologia della University of Southern California, in collaborazione con il dottor Nima Nassiri dell’Università della California di Los Angeles.
Primo trapianto di vescica umana: un approccio rivoluzionario rispetto alle tecniche tradizionali
Questo trapianto rappresenta un cambiamento epocale rispetto alle pratiche attuali, che prevedono la ricostruzione della vescica con segmenti dell’intestino. Tali metodologie, sebbene diffuse, comportano spesso gravi effetti collaterali come infezioni ricorrenti, squilibri elettrolitici e un deterioramento della funzione renale, dovuti al fatto che il tessuto intestinale è naturalmente contaminato, a differenza dell’ambiente urinario normalmente sterile.
Anni di lavoro e sperimentazione
Il traguardo raggiunto è frutto di anni di studi, iniziati nel 2020 grazie alla collaborazione tra i due chirurghi. Le tecniche impiegate sono sviluppate e affinate attraverso un lungo percorso sperimentale: prima su modelli animali, poi su cadaveri umani e infine su donatori deceduti con mantenimento del battito cardiaco.
Uno degli ostacoli più complessi è stato preservare l’intricata rete vascolare della vescica, essenziale per garantire vitalità e funzionalità dell’organo trapiantato.
Le parole del paziente
Durante un controllo post-operatorio, Oscar Larrainzar ha descritto il suo stato con un’immagine eloquente: si sente come “una bomba a orologeria disinnescata”, e ha espresso una rinnovata speranza per il futuro. I medici hanno già pianificato di estendere l’intervento ad altri quattro pazienti nell’ambito di uno studio clinico, con l’obiettivo di valutarne efficacia, funzionalità e sicurezza prima di intraprendere una sperimentazione più ampia.
Verso una nuova era della chirurgia urologica
Questa innovazione apre una nuova prospettiva per il trattamento delle patologie vescicali gravi, offrendo una soluzione più naturale e potenzialmente meno rischiosa rispetto alle tecniche basate sull’uso di tessuto intestinale. Pur essendo ampiamente adottate, queste ultime presentano un alto tasso di complicanze e impattano significativamente sulla qualità di vita dei pazienti.
Gill ha definito l’intervento “la realizzazione di un sogno” per chi soffre di dolore pelvico cronico, infezioni urinarie ricorrenti e gravi infiammazioni, sottolineando come si sia finalmente aperta una nuova via terapeutica finora inesistente.
Riduzione delle complicanze associate alle tecniche convenzionali
Rispetto alle metodiche attualmente in uso — come la neovescica ileale, il condotto ileale o le tecniche MICT e Bricker — che impiegano porzioni intestinali e comportano complicazioni nel 60-80% dei casi, il trapianto di vescica umana potrebbe rappresentare un’alternativa più sicura ed efficace, con un impatto decisamente positivo sulla qualità di vita dei pazienti.
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