Non più di un mese fa la Corte di Assise di Napoli ha condannato Stephan Ernest Schmidheiny a 3 anni e 6 mesi di carcere. La sentenza, emessa, nell’ambito del processo Eternit bis di Napoli, ha colpito l’imprenditore svizzero per la morte di uno degli operai dello stabilimento Eternit partenopeo, Antonio Balestrieri. Schmidheiny era accusato di aver procurato la morte di altri 7 operai, per sei 6 dei quali è intervenuta la prescrizione mentre per il settimo è stato considerato innocente. La sentenza riapre il doloroso capitolo dell’amianto, prodotto da Eternit, come responsabile di un terribile tumore, il mesotelioma, che continua a uccidere ancora oggi.
Eternit: si continua a morire di tumore
Sono 7.000, infatti, i casi di decesso per le patologie asbesto correlate registrati nel 2021 così come denunciato dall’Osservatorio nazionale amianto – ONA APS. Dal 2008 l’Associazione guida le vittime dell’amianto e le loro famiglie a chiedere giustizia. Ezio Bonanni, presidente di ONA APS, ci spiega cosa accadrà dopo questa sentenza e cosa si sta facendo dopo 30 anni dai primi casi accertati per evitare nuove morti.
Avvocato Bonanni, come nasce e di cosa si occupa l’Osservatorio Nazionale Amianto?

L’Osservatorio nazionale amianto – ONA APS, è un’associazione che è stata costituita nell’agosto 2008, per raccogliere il dolore e le istanze delle vittime dell’amianto e dei loro familiari. Nel tempo, di fronte all’aumentare del numero di casi di mesotelioma, e di altre malattie asbesto correlate, è emersa la necessità di dover prevenire i danni da amianto. Infatti, tutti questi minerali fibrosi, che si definiscono con il termine amianto e il sinonimo asbesto, sono altamente cancerogeni (https://onanotiziarioamianto.it/amianto-asbesto/).
Tant’è vero che, ancora nel 2021, il numero dei decessi è stato più elevato del 2020: per tutte le patologie asbesto correlate, i casi di decesso sono stati più di 7.000. Poiché le cure sono scarsamente efficaci, e le malattie da amianto sono quasi sempre mortali, la strategia unica, per vincere, contro questo killer, anzi big killer, è proprio la bonifica e la messa in sicurezza, e cioè la prevenzione primaria.
La bonifica è coerente con il contenuto della risoluzione del Parlamento Europeo del 20.10.2021, recante raccomandazioni alla Commissione sulla protezione dei lavoratori dall’amianto, che tiene conto anche di norme del TFUE, oltre che delle direttive comunitarie. Il Parlamento Europeo ha quindi raccomandato alla Commissione UE, di avviare iniziative volte alla protezione dei lavoratori. Proprio il Parlamento invita la Commissione a presentare una strategia europea per la rimozione dell’amianto: European Strategy for the Removal of All Asbestos (ESRAA), che è quindi in linea con lo statuto e finalità dell’ONA.
Per questi motivi, l’azione fondamentale dell’ONA è quella della necessità di bonificare i siti contaminati, evitando così che si perpetuino quelle condizioni di rischio, e quelle esposizioni ad amianto, anche alla luce del fatto che anche limitate esposizioni possono determinare l’insorgenza di malattie mortali come il mesotelioma.
L’azione dell’ONA poi si sviluppa nell’assistenza sanitaria, e nella tutela giuridica delle vittime e dei loro familiari.
I processi in corso stanno dando sentenze deludenti per i ricorrenti, è così difficile mettere in relazione le morti degli operai con la presenza di amianto?
In realtà occorre distinguere tra i procedimenti penali e quelli civili. Se si parla dei procedimenti penali, concordo nel dire che i risultati sono deludenti. Questo è dovuto al fatto che in sede penale si applica la c.d. presunzione di innocenza, e che vi è l’onere della prova a carico dell’accusa, oltre ogni ragionevole dubbio. Poi gioca la questione della prescrizione e della cronica lentezza dei nostri uffici giudiziari, oberati dalla pendenza dei c.d. reati bagattellari.
Allora, a questo punto, l’azione dell’ONA è quella di agire in prevenzione, e poi, allo stesso tempo, quella di chiedere ed ottenere il risarcimento del danno, per il quale, invece, l’onere della prova, per molti aspetti, e a carico del responsabile, e comunque il nesso causale si può confermare sulla base del principio del più probabile che non, rispetto alla certezza assoluta del 100%, che vige in sede penale.
Inoltre, in sede civile, la prescrizione può essere interrotta, mentre invece nel processo penale, superato il termine massimo si ha l’estinzione del reato. In più, le vittime, e i loro familiari, possono ottenere anche le prestazioni previdenziali, sia INAIL che di vittima del dovere.
I processi civili per il riconoscimento dei danni, invece, danno spesso esiti positivi. Le vittime e i loro familiari ottengono giustizia ricevendo almeno il giusto risarcimento per le sofferenze subite a causa dell’uso dell’amianto continuato anche quando ormai diversi studi ne avessero dimostrato la pericolosità.
Il capitolo, quindi, si chiude qui o pensa ad azioni future?
Per quanto riguarda il penale, segnaleremo le condizioni di rischio e quindi sensibilizzeremo gli uffici giudiziari, al fine di interdire le condotte dannose, evitando così che si perpetuino quei reati che hanno causato la morte di migliaia di esseri umani, e con una strage ancora in corso.
Nel processo Eternit bis di Napoli solleciteremo l’impugnazione del procuratore generale contro la derubricazione del reato da omicidio volontario in omicidio colposo. Per il resto continueremo invece a lottare al fianco delle vittime per consentire loro di ottenere i benefici amianto, il prepensionamento e il risarcimento dei danni.
Le sentenze si riferiscono a fatti avvenuti più di trent’anni fa, ma oggi si continua a morire di amianto?
Si continua a morire di amianto perché vi è stato un ritardo nelle bonifiche. La condizione di rischio riguarda perfino le scuole e gli ospedali. Per cui stiamo effettuando la mappatura con la APP Amianto (http://app.onanotiziarioamianto.it/), abbiamo denunciato la situazione con il ‘Libro bianco delle morti di amianto in Italia’ (https://onanotiziarioamianto.it/wp-content/uploads/2021/05/QTO-134-Libro-bianco-Ed.-2021-1.pdf), e insistiamo per la bonifica. Così si fermerà la strage. Ma è importante anche la ricerca scientifica per migliorare gli esiti delle terapie, allungare la vita, e rendere meno gravosi i sintomi. Tuttavia questo non è sufficiente, è necessario anche ottenere le prestazioni previdenziali e il risarcimento del danno.
Sono ormai trascorsi 30 anni dall’entrata in vigore della L. 257/92, e questo complesso di norme segna il passo, ed è auspicabile che da una parte le risorse europee (non solo quindi per i siti c.d. orfani), e dall’altro la leva fiscale (credito di imposta), e fondi tra cui quelli INAIL, siano utilizzati al più presto, per la bonifica e messa in sicurezza, ad iniziare dalle scuole, gli ospedali e gli stessi acquedotti, in particolare le tubature dell’acqua potabile. Quelle in cemento amianto vanno sostituite. Terremoti, riparazioni, ed altro, fessurano e disciolgono nell’acqua materiali di amianto, le cui fibre ingerite, ovvero inalate dopo la dispersione per evaporazione, contribuiscono ad alimentare la strage tra cittadini e lavoratori.
Questo non è più ammissibile, né tollerabile.