Terza ricorrenza in lockdown per l’Italia. Dopo la Pasqua e il 25 aprile, anche in occasione della Festa del Primo maggio bisogna restare a casa. Un’altra giornata ideale per cucinare qualcosa di buono, dedicarsi a un hobby o a un gioco di società. Poi, alle 20.00, tutti davanti alla tv per il tradizionale Concertone.
Il Concertone del Primo maggio
Cosa sarebbe il Primo maggio in Italia senza le sue tradizioni? E soprattutto senza il suo “Concertone“? Niente maxipalco montato in Piazza San Giovanni in Laterano, è vero, ma il concerto organizzato dai sindacati CGIL CISL e UIL si terrà ugualmente a partire dalle 20.00 in diretta su Rai3 e in contemporanea su Rai Radio 2. Vasco Rossi, Zucchero, Noemi, Nicolò Fabi, Francesco Gabbani, Lo Stato Sociale e tanti altri artisti si esibiranno, alcuni in diretta altri in registrata, da diversi teatri italiani scelti da loro, rigorosamente senza pubblico. Roma sarà la grande cabina di regia: le performance saranno mandate in onda dalla Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica mentre per la conduzione, affidata ad Ambra Angiolini, bisognerà spostarsi presso il Teatro delle Vittorie. Nel suo trentennale il Concerto del Primo maggio ha stravolto il suo format per adeguarsi alle esigenze della pandemia. Niente assembramenti ma tante emozioni assicurate.
La Festa del Primo maggio: la sua storia
La Festa Internazionale dei Lavoratori fu istituita nel 1889. L’introduzione delle macchine nei sistemi produttivi, invece di sostenere l’opera dell’uomo, aveva creato degli ingranaggi che stavano schiacciando gli operai. Ingranaggi spesso oleati dalla logica del profitto. Le giornate lavorative di un operaio potevano arrivare anche a 12 ore con un solo giorno di festa alla settimana. La sicurezza sul lavoro poi era un argomento del tutto sconosciuto. Era necessario creare un sistema di regole che garantisse la produttività e al tempo stesso il rispetto delle persone impegnate. La storia ci ha insegnato che questi progressi non arrivano in modo sereno e indolore, bisogna combattere. Nacque così una stagione nuova: quella della lotta per i diritti dei lavoratori. Ci volle tempo prima che il movimento operaio acquistasse consapevolezza ma seppe conquistarsi i suoi spazi sedendosi ai tavoli delle trattative o, in casi estremi, adottando l’estremo rimedio: lo sciopero. Così avvenne il 1° maggio del 1886, a Chicago. I sindacati organizzarono uno sciopero per chiedere che venisse fissato a 8 ore il limite per la giornata di lavoro. Il corteo prese il via il 3 maggio in modo pacifico, ma, a Haymarket Square, qualcosa andò storto, scoppiò una bomba, un poliziotto rimase ucciso e i suoi colleghi aprirono il fuoco sulla folla. Dopo tre anni l’eco della rivolta di Haymarket Square non si era dissolta e la Seconda Internazionale decise renderla simbolica e di proclamare la Festa Nazionale dei Lavoratori il 1° maggio.
Lavoro e lockdown
Ogni anno il Primo maggio è l’occasione per riflettere sul lavoro in Italia e nel mondo. Scioriniamo dati sulle morti al lavoro, ci informiamo sul tasso di disoccupazione, prendiamo ad esempio i Paesi europei che hanno adottato la settimana corta o ridotto l’orario giornaliero di lavoro. Ripensiamo a Taranto dove grazie all’Ilva si può scegliere tra morire di fame e ammalarsi. E quest’anno? Su cosa vogliamo riflettere? Questo è l’anno delle serrande abbassate a causa di una pandemia. Questo è l’anno in cui è stato presentato il conto per scelte dettate unicamente dalla logica del profitto.