Manifesti 6 metri per 3 campeggiano in questi giorni all’esterno delle principali Aziende ospedaliere e dei Policlinici universitari di Napoli. L’invito è diretto e chiaro: “Oggi hai l’opportunità di scegliere il tuo futuro, diventa un medico di famiglia”. L’iniziativa è firmata dalla Fimmg Napoli, che punta a sensibilizzare le nuove generazioni di medici in un momento cruciale: è infatti aperto fino al 12 giugno il bando per accedere al corso di formazione in medicina generale.
Fimmg Napoli: lanciare un messaggio forte ai giovani colleghi
«In un contesto in cui la medicina di famiglia viene costantemente messa in discussione da alcuni attori istituzionali e da vere e proprie campagne di stampa, diventa necessario lanciare un messaggio forte ai giovani colleghi», afferma Luigi Sparano (segretario provinciale Fimmg Napoli). «La nostra categoria è sotto attacco da tempo, eppure continua a rappresentare il primo presidio di cura sul territorio. È paradossale che sia proprio la nostra organizzazione sindacale a doversi sostituire a chi, per ruolo e responsabilità, dovrebbe incentivare questa scelta professionale».
Le difficoltà sono evidenti anche nei numeri: su 2.623 borse disponibili a livello nazionale per la medicina generale, ben 383 sono rimaste vacanti. In alcune regioni si è registrata una mancata assegnazione di oltre il 40%. «Un segnale preoccupante – osserva Corrado Calamaro (Fimmg Napoli) – che evidenzia come la narrazione distorta su questa professione abbia ormai prodotto i suoi effetti: oggi i giovani fuggono dalla medicina generale. Ma se continua questa fuga, rischiamo di vedere scomparire il modello più capillare ed efficace di assistenza sanitaria del nostro Paese».
I dati in Italia
A confermare il valore del medico di famiglia sono i dati sull’accessibilità alle cure: il 73% dei cittadini è ricevuto entro una settimana, l’87% entro due, e solo il 4% attende più di quindici giorni. Numeri che testimoniano l’efficienza del sistema, nonostante le criticità. «Il problema non è il ruolo giuridico del medico di famiglia, come qualcuno vorrebbe far credere – aggiunge Sparano – ma la carenza strutturale di risorse e il disinteresse verso una funzione che rappresenta la spina dorsale del Servizio sanitario nazionale».
Un’ulteriore prova arriva dagli accordi regionali integrativi firmati negli ultimi mesi: «Questi accordi dimostrano che è perfettamente possibile realizzare, all’interno dell’attuale convenzione, i progetti legati alla medicina territoriale previsti dal PNRR, comprese le collaborazioni con Case e Ospedali di Comunità – conclude Calamaro –. Siamo disponibili al confronto, ma chiediamo che sia riconosciuto il valore strategico della medicina di famiglia e che si investa davvero su questo settore, a tutela sia dei giovani medici che dei cittadini».
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