(Adnkronos) – Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, “è l’unico in grado di imporre un cessate il fuoco” a Gaza “se lo volesse”. Lo sostiene Mohammed Nazzal, membro dell’ufficio politico di Hamas, pur affermando, in una intervista al quotidiano qatarino Al-Araby Al-Jadeed che “le condizioni non sono ancora mature per un accordo”. In ogni casi il movimento radicale palestinese, assicura Nazzal, “sta rispondendo agli sforzi di Doha per colmare il divario” tra le parti nell’ultima proposta dell’inviato statunitense per il Medio Oriente, Steve Witkoff. Nazzal attribuisce lo stallo nei negoziati a diverse ragioni.
“Il primo è che (il premier israeliano Benjamin, ndr) Netanyahu e la sua coalizione di governo non vogliono porre fine alla guerra perché ritengono di non aver raggiunto nessuno dei loro obiettivi strategici: sia che si tratti di espellere da Gaza il popolo palestinese, smantellare la resistenza o imporre un’autorità clientelare dell’occupazione insediando un ‘Karzai palestinese’ a governare la Striscia”, ha dichiarato.
Ma l’asse Usa-Israele sembra sempre più solido. Ieri il governo americano ha posto il veto al Consiglio di sicurezza dell’Onu sulla risoluzione che chiedeva il cessate il fuoco immediato, incondizionato e permanente nella Striscia bloccandone l’approvazione sottoscritta dagli altri 14 membri. E ancora: la Casa Bianca ha sanzionato quattro giudici della Corte penale internazionale (Cpi) che avevano spiccato un mandato di arresto nei confronti di Benjamin Netanyahu.
“Grazie al presidente Trump e al Segretario di Stato Rubio per aver imposto sanzioni contro i giudici politicizzati della Cpi. Avete giustamente difeso i diritti di Israele”, ha scritto Netanyahu. Intanto la situazione umanitaria nella Striscia è sempre più drammatica”.
Il Ghf che ha iniziato a distribuire aiuti la scorsa settimana, ha dichiarato in un post su Facebook che i dettagli sulla riapertura saranno annunciati in futuro. Le operazioni presso i centri di distribuzione degli aiuti del gruppo sono interrotte all’inizio di questa settimana, dopo giorni di sanguinose violenze nei siti, durante le quali le forze israeliane hanno aperto il fuoco sui palestinesi disperati e affamati accorsi per ricevere qualcosa. Ieri, due siti hanno distribuito gli aiuti.
Ma gli attacchi di Israele continueranno anche sul Libano. Dopo i raid aerei condotti ieri contro infrastrutture sotterranee di Hezbollah a Beirut, il ministro della Difesa Israel Katz ha avvertito che Israele continuerà a colpire finché Hezbollah non sarà disarmato.
“Non ci sarà calma a Beirut, né ordine o stabilità in Libano, senza sicurezza per lo Stato di Israele. Gli accordi devono essere rispettati e se non farete ciò che è richiesto, continueremo ad agire, e con grande forza”, ha dichiarato Katz in una nota. Dura la reazione di Beirut. L’esercito libanese ha condannato gli attacchi notturni sferrati da Israele contro Beirut, affermando che “rappresentano una violazione quotidiana della sovranità libanese e dell’accordo di cessate il fuoco”. Secondo il Libano la tempistica degli attacchi, che coincideva con i preparativi per l’Eid al-Adha, era un “chiaro tentativo da parte del nemico di ostacolare il progresso e la ripresa della nostra nazione”.
Dura condanna anche dall’Iran che ha definito una “aggressione” quella di Israele al Libano. Il portavoce del ministero degli Esteri Esmaeil Baqaei ha descritto gli attacchi israeliani di ieri sera come “un palese atto di aggressione contro l’integrità territoriale e la sovranità del Libano”.
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