Gino Strada è morto da poche ore all’età di 73 anni quando il “suo Afghanistan” aveva più bisogno di lui così come aveva appena scritto nel suo ultimo articolo apparso su La Stampa.
Con lui se ne va l’ideale di quanto hanno sempre creduto di poter essere felici solo se anche gli altri lo erano. Quel credo nella medicina per gli ultimi che lo ha portato negli anni in Pakistan, Etiopia, Thailandia, Afghanistan, Perù, Gibuti, Somalia, Bosnia.
Laddove c’era una guerra, dovunque ci fosse ingiustizia ed inumanità lui c’era, Emergency c’era. Ne ha salvate tante di vite umane, magari costretto ad amputare le gambe a chi era saltato per colpa di una mina anti uomo o un braccio falcidiato da una raffica di mitragliatrice.
La convinzione che la guerra fa schifo e fanno schifo tutti quelli che con la guerra si arricchiscono, ed ancor più la convinzione che non esistono guerre giuste!
Icastiche e nette le sue prese di posizione su quanto l’Italia faceva, o meglio non faceva, nel mondo e non solo perché con Emergency Gino era dappertutto e soprattutto nelle periferie urbane oltre che nei luoghi di guerra.
“In Afghanistan siamo in guerra da anni ma non se ne parla più”
“In Libia finanziamo bande di assassini, è una follia”
Non era sempre visto di buon occhio, anzi più volte attaccato da destra e definito spregiativamente comunista o zecca rossa. Mai avuti riconoscimenti, in Italia, del suo incessante lavoro per gli uomini che non hanno non solo voce ma nemmeno volto.
Ciao Gino, la terra ti sia lieve davvero perché tu sei stato uno dei pochi che per quella terra ha dato tutto e speriamo solo di non dover leggere di lacrime di coccodrilli nostrani che, in realtà, sono ben felici della tua partenza.
La tua coerenza, il tuo ardore, la tua passione ed un corpo vivo come Emergency sono quanto di più caro ci lasci convinti che il tuo esempio non morirà mai.
Foto tratta dal sito di Emergency.