Gli ultimi 10 anni hanno visto un boom del settore del gioco pubblico secondo gli ultimi dati ISTAT. Le imprese di questo settore sono passate 6.600 a 9.711 unità. Il dato è sorprendente viste le difficoltà in cui si deve districare questo settore. Il principale problema è dovuto ad una corretta informazione da parte della stampa. Il tema è stato discusso durante la prima giornata di ENADA 2025, dove si è tenuto un convegno curato da SAPAR che ha riunito i rappresentati delle principali associazioni d settore.
La pessima percezione del Gioco Pubblico
Tema del dibattito sono stati la lettura errata dei dati di mercato e la riforma del gioco fisico in corso. Tra gli operatori del settore è infatti opinione diffusa che la pessima percezione che la stampa nostrana ha del gioco pubblico finisca per trasformarsi in pesanti attacchi al settore.
Ad aprire il dibattito è stato Domenico Distante, presidente di SAPAR, che ha posto il dito anzitutto sulla cattiva informazione che porta spesso la stampa generalista a confondere i dati di raccolta e spesa. Secondo quanto Distante ha dichiarato: «Il gioco pubblico è sotto attacco mediatico dal lontano 2004». Una delle cause di questa «guerra» sta nel distacco tra stampa e operatori del settore. L’accusa del presidente di Sapar lancia alla stampa è quella di creare «dei titoli ad effetto sfruttando il fatto che le persone non sempre si soffermano sulla lettura dell’articolo ma leggono di sfuggita il titolo».
Emmanuele Cangianelli, presidente di EGP-FIPE ha puntato il dito sullo Stato reo di lasciare solo il gioco pubblico, nonostante il grande apporto economico che quest’ultimo dà alle casse dell’Erario. Secondo Cangianelli, una delle colpe della stampa attuale è quella di non fare più fact-checking «perché si vuole sentire la voce degli utenti». Cangianelli invoca una comunicazione più solida anche in virtù del miglioramenti del rapporto tra banche e operatori del settore.
Dello stesso parere è Elisabetta Poso, direttrice Ufficio Apparecchi da intrattenimento di ADM che chiede «una normalizzazione nella diffusione delle informazioni sul settore del gioco. È un normale settore economico e produttivo che contribuisce in maniera significativa sull’economica del paese».
L’intervento di Cardia
Un altro tema su cui si è molto dibattuto è quello che riguarda quello relativo ai cosiddetti luoghi sensibili. Per Geronimo Cardia, presidente di ACADI «Si parla spesso dei giocatori patologici, ma raramente si menziona chi vede il gioco come fonte di divertimento sano. Esistono 33 tipologie di giochi, l’ufficio degli apparecchi se ne occupa di 3». Secondo Cardia, uno dei problemi principali è dovuto anche agli enti territoriali che «sostengono un punto di vista rigido e negativo sul settore del gioco o, meglio, su una tipologia di gioco, cioè le slot». Il presidente di ACADI afferma che il fatto che regioni e comuni si battano per evitare la riduzione del distanziometro e dei luoghi sensibili non è un bene per il comparto del gioco pubblico.
«È necessario trovare una giusta misura perché eccessive restrizioni possono rendere impossibile agli operatori lavorare: le restrizioni sui luoghi sensibili rende impossibile mettere a terra awp ed altri apparecchi e diventa altrettanto difficile procedere con la gara», ha affermato.
In effetti, la situazione italiana meriterebbe maggiore attenzione da parte delle istituzioni. Secondo quanto riporta VinciTu, la maggior parte delle aziende impegnate nel settore del gioco pubblico sono medio-piccole, ovvero con meno di 10 dipendenti. Ciò significa che per lo più siamo in presenza di aziende a gestione familiare che non hanno grandi risorse. Per questi motivi con leggi troppo penalizzanti si rischia di mettere in ginocchio il settore.
Uno dei problemi maggiori sta nel difficile rapporto con le banche. Ad oggi, infatti, gli istituti di credito e i loro direttori non possono procedere con pratiche bancarie a favore degli operatori perché devono essere rimandate al sistema centrale.
Per questo motivo gli operatori chiedono allo Stato di non ostacolare il rapporto con le banche, ma di favorirlo se non si vuole affossare definitivamente il comparto del gioco pubblico.