Come sempre di questi tempi la scuola secondaria inferiore e superiore è proiettata verso gli esami finali. La scuola media con esami fatti con i docenti interni, delle tesine che spingono l’alunno a parlare delle proprie esperienze e il suo grado di gradimento del percorso effettuato, nonché della scelta futura per la scuola superiore.
Quest’ultima è composta da 5 anni, comprende la vita dell’adolescente, le sue esperienze e la sua crescita sui banchi di scuola. Si diventa giovani tra verifiche, scioperi e assemblee, tra paure e feste di compleanno. Il quinto anno si avvia alla fine e tutti si preparano per il famigerato esame di stato che è un po’ cambiato.
Ormai, nulla a che vedere con la lotteria degli anni pre-covid, il virus ha cambiato, come sappiamo, anche questo, e non sempre le decisioni sono state tutte malvage. Lasciamo il passato, poiché, nella scuola ogni anno si azzera e poi ricomincia, come il pendolo di Foucault, a dimostrazione dell’ineluttabilità del tempo.
Guardiamo avanti, agli esami di Stato 2022
Tutto ciò che riguarda l’attuale esame di Stato è infatti sospeso tra un imminente passato e un incipiente presente. Proviamo a scriverlo in formula che riassume gli ultimi due anni.
Esame in pandemia: semplice relazione + commissari interni= tutti promossi
Esame post Covid: battaglie+ nuove norme = nessuno contento
Se solo avete notato le polemiche degli studenti di qualche mese fa, capirete. Se avete letto delle spiegazioni del Ministro Bianchi, avrete capito il certosino lavoro di condivisione del punto di vista istituzionale. Anche a più riprese elargito sui social, e attraverso i canali d’informazione.
Qui e ora, però, ci interessa parlare dei giovani che affronteranno il 22 giugno 2022 un punto nodale della loro vita, indipendentemente da ciò che crediamo. I giovani che si diplomeranno a luglio hanno vissuto tutto, prima, durante e dopo pandemia.
Sono quelli che più di tutti hanno dovuto cedere all’esperienza amara della perdita dei diritti dell’istruzione e della crescita, che il nostro sistema democratico aveva promesso di garantire, e che improvvisamente non ha potuto assolvere.
Esami: beata gioventù
Il nostro sistema ha garantito loro la salvezza, e procedure idonee a tenerli più al sicuro, possibile. Ha anche lasciato nei loro cuori e nei loro animi una cicatrice lunga tre anni, profonda quanto non lo sappiamo.
La loro gioventù li salvaguardia da ulteriori traumi, la gioia di stare insieme, di avere molto da raccontare li rende capaci di guardare al futuro con occhi di limpidi. L’esame, comunque, si farà come lo aveva prospettato il ministro dal primo momento. Due prove, una d’italiano, l’altra di indirizzo, a seconda del tipo di istituto, l’orale con i commissari interni.
La valutazione diversa e ha avuto bisogno di una nuova griglia, fondamentali per la valutazione dell’allievo e della sua maturità sono: lo spunto dato dal PCTO, esperienza empirica della relazione scuola lavoro, e la congrua riflessione sull’educazione Civica.
Esami di Stato o la maturità e il curriculum
Stimato approfondimento sui diritti umani fatto durante gli anni di scuola. Da qualsiasi parte lo si voglia guardare, quest’anno rimane un cuscinetto, ‘un mondo di mezzo’ sillogismo caro alla nostra generazione, ma che ben riflette tutti gli stati d’animo. La scelta migliore pensiamo sia quella dei commissari interni, che speriamo si adotterà anche per il futuro. Da rilanciare l’esame orale: interrogare o no, dare spazio alle esperienze dell’allievo.
La maturità, forse, non si evince dalla capacità di collocare conoscenze e competenze del ragazzo, o dalle risposte a quiz di scritti che gli alunni, una volta diplomati troveranno comunque nei test; sia per entrare nelle diverse facoltà o anche nel mondo del lavoro.
Il curriculum dello studente è per l’alunno l’impegno a registrare sul sito ministeriale tutta le proprie esperienze, sicuramente un forte passo avanti, ma tale procedura va ampliata e resa produttiva per il futuro del giovane, deve essere spendibile rispetto al futuro che il giovane sceglie per sé.