La cosa che traspare dal primo discorso del neo eletto Papa Leone XIV è l’emozione, quella vera, quella di chi all’improvviso si trova di fronte a una gioia pesante, mai immaginata, eppure accolta con voce rotta fa un pianto silenzioso.
Eletto in un gioco di voti di cui tra poco sapremo tutto, meno che la verità, ed ecco che di nuovo ascoltiamo la parola pace disarmata e disarmante rapportata al suo ministero, sacerdote agostiniano, che comprende intellettuali, da sempre dottrinali, nati per combattere le eresie a difesa della fede.
Stupore oppure no?
Cosa dire oggi, lo stupore di non avere un Papa italiano, c’è tutto, mentre questo americano fatto e finito, dimostra uno sguardo al futuro, per una politica diplomatica. Questo lo si intuisce da come parla e si apre alla piazza.
Scriveremo ancora appena sapremo e capiremo, al momento facciamo i nostri sinceri auguri al nuovo pontefice, ne ha bisogno, i nodi sono tanti. Un mondo in guerra da più parti, con nessuna intenzione di accontentarsi, una fede collettiva traballante, che chiede nuove considerazioni e più spazi da conquistare per le donne, per i diversi, per gli emarginati.
Sguardo al futuro per Papa Leone XIV
Quale futuro sarà, è presto, ma se abbiamo colto i segnali giusti, abbiamo di fronte un Papa aperto ma inflessibile, concordatario, senza essere debole sulle posizioni, ma oggi è un giorno di giubilo e di indulgenza per tutti, o almeno per che ci crede.