Un recente studio pubblicato da Our World in Data mette in luce un paradosso dei media contemporanei: ciò che riempie i notiziari e le prime pagine raramente coincide con le vere cause di morte nella popolazione.
Le cause reali di morte: malattie croniche ignorate
Secondo i dati del Centers for Disease Control and Prevention (CDC), oltre la metà dei decessi negli Stati Uniti è dovuta a due soli fattori: malattie cardiache e cancro. Insieme, rappresentano circa il 56% di tutte le morti.
Eppure, questi due killer silenziosi ricevono appena il 7% della copertura mediatica complessiva. Un dato che evidenzia quanto la salute pubblica e la prevenzione cronica restino temi marginali nel discorso giornalistico.
Omicidi e terrorismo: il fascino del raro
Al contrario, gli eventi più rari ma drammatici — come omicidi e attacchi terroristici — dominano le notizie. Gli omicidi vengono citati circa 43 volte più di quanto giustifichi la loro incidenza reale, mentre il terrorismo riceve addirittura 18.000 volte più attenzione rispetto al suo peso statistico. L’effetto? Una percezione distorta della realtà, in cui il pericolo quotidiano sembra provenire da eventi eccezionali e non da fattori di rischio comuni.
Un circolo vizioso tra media e pubblico
Gli autori dello studio spiegano che i media tendono a privilegiare ciò che è nuovo, spettacolare e facilmente narrabile. Ma anche il pubblico contribuisce a questo squilibrio: gli utenti cliccano di più su notizie drammatiche, spingendo i giornali a produrne sempre di più. Si crea così un circolo vizioso che alimenta la paura e riduce l’attenzione verso i veri problemi di salute.
Una lezione per chi informa (e per chi legge)
Questa sproporzione non è solo una curiosità statistica: influenza le priorità politiche e la percezione collettiva del rischio. Mentre i tassi di mortalità per cancro e malattie cardiache diminuiscono da anni, le notizie su questi progressi restano in ombra.
Il messaggio di Our World in Data è chiaro: il mondo raccontato dai media non è sempre quello in cui viviamo. Serve un’informazione più equilibrata, capace di riflettere non solo ciò che colpisce l’immaginazione, ma ciò che davvero incide sulla vita delle persone.
Foto di Mudassar Iqbal da Pixabay























