Il movimento dei Catari
Il Richiamo del sentimento di Fabrizio Guarducci edito da Lorenzo de’ Medici Press è un romanzo affascinante che ci rimanda indietro nel tempo, alla scoperta del movimento religioso dei Catari e dell’attualità del loro messaggio spirituale.
Il libro è stato per l’autore lo spunto per affrontare la domanda delle domande: cosa accade all’uomo dopo la morte e che cosa c’è nell’aldilà.
Tutto inizia con Elvira, una studiosa, la protagonista del libro, che decide di intraprendere un viaggio in Francia per iniziare una ricerca sul movimento dei Catari. Il suo scopo è quello di riportare alla luce e studiare antichi manoscritti dimenticati di cui ha sentito parlare, probabilmente stipati in polverose biblioteche di lontane abbazie. Elvira è innanzitutto alla ricerca del Vangelo di Giovanni l’apostolo, un testo misterioso, che avrebbe potuto gettare nuova luce sulla spiritualità dei Catari.

La protagonista, però, non mette in conto che lo studio, a poco a poco, inizia a trascendere la mera indagine scientifica e a trasformarsi in un percorso intimo e personale. Elvira capirà che la vera ricerca non è solo nei testi antichi, ma anche nel dialogo con se stessa e con il mondo di cui fa parte.
Ringrazio l’autore per la bella intervista che ci ha rilasciato, grazie alla quale abbiamo avuto la possibilità di affrontare temi interessanti attinenti al campo storico ma anche a quello più intimo e personale, legato alla spiritualità.
Il Richiamo del sentimento di Fabrizio Guarducci
Salve Fabrizio, lei è nuovo ai lettori di Cinquecolonne Magazine. Ci può raccontare brevemente quali sono le sue passioni, oltre, ovviamente, alla scrittura?
Prima di giungere alla scrittura, i miei interessi si erano sviluppati a partire da ricerche di Antropologia culturale, Estetica, Mistica e analisi dei linguaggi come strumenti per migliorare l’individuo. L’approdo al romanzo è stato una naturale scelta di comunicazione profonda: il mio romanzo Eclissi è stato selezionato per il Premio Strega 2024. Ma certo l’altra passione, se così si può chiamarla, è il cinema al quale ho dedicato anni di lavoro come regista e produttore: gli ultimi 4 film che ho diretto hanno riscontrato un buon successo, da Mare di grano a Una sconosciuta. Nella mia attività creativa, scrittura e cinema vanno in parallelo e sono per me un linguaggio quasi inscindibile.
Partiamo dal titolo del libro per incuriosire il pubblico e dare qualche indicazione di massima sulla storia che ci racconta. A cosa si riferisce il titolo e qual è il “sentimento” di cui parla?
La vicenda si sviluppa partendo da una ricerca sul movimento dei Catari che la protagonista, Elvira, svolge approfondendo antichi vangeli e rari codici gnostici. Ma un singolare e casuale incontro le farà capire che c’è un diverso modo di recuperare l’interiorità e la porterà a considerare i sentimenti come un ‘motore’ dell’animo umano da riscoprire. Quello che ho cercato di comunicare è un diverso modo di osservarsi interiormente, recuperando grazie al sentimento una purezza che, superando gli angusti limiti delle razionalità, apre la via alla gioia del divino che è in ciascuno di noi.

Quello che era stato programmato come un viaggio accademico dalla sua protagonista, Elvira, si trasforma poi in un vero e proprio percorso personale e spirituale. C’è un evento, una sensazione che ha portato Elvira a dialogare in modo più serrato con se stessa?
Una volta messo sulla carta, ogni personaggio acquista un po’ una vita propria e spesso porta l’autore stesso verso inattesi confini. L’incontro a cui ho accennato è un momento chiave del romanzo ed è a partire da quello che Elvira abbandona le rigidità accademiche per ripulire la propria razionalità e guidare l’animo verso i sentimenti. Mi piace pensare che le sensazioni di Elvira abbiano preso slancio anche dal modo in cui guarda e accoglie dentro di sé i paesaggi in cui si trova, dalla città alla campagna, dall’Italia alla Francia, da Siena alla Provenza.
La storia del suo libro si concentra sul movimento religioso dei Catari. Ritiene che il loro messaggio spirituale sia ancora attuale?
Il messaggio dei Catari ha un’indiscutibile attualità che la dura repressione subita e secoli di condanne non sono riusciti a cancellare. Nel libro però vi sono altre indicazioni che devono indicare al lettore esperienze di ricerca del divino più vere e più giuste anche oggi. Ho insistito a questo scopo su testi gnostici fondamentali come la Pistis Sophia che, se ben approfonditi, aprirebbero oggi grandi spazi di riflessione interiore e di miglioramento personale e civile: quello a cui anche i Catari aspiravano, dopo tutto.
Qual è la parte del libro che l’ha appassionata di più mentre scriveva?
La scrittura è di per sé appassionante nel suo complesso: direi che ogni parte del libro ha avuto per me una sua importanza ma certo, nel processo di scrittura, lo scioglimento finale e il discorso di Elvira con il quale dimostra di aver raggiunto una nuova consapevolezza di sé, è stato un momento davvero appassionante. I molti fili che avevo tessuto nel romanzo, alla fine, mi si sono palesati in un disegno nuovo quanto per me fondamentale.
Solitamente gli scrittori con il loro testo vogliono sempre lanciare un messaggio. Lei cosa vuole trasmettere con Il Richiamo del sentimento?
Dobbiamo rimettere in moto le energie interiori che la vita e la realtà quotidiana tendono a soffocare. Dobbiamo farlo per ritrovare una ‘grammatica’ dei sentimenti libera da costrizioni ed egoismi. Solo in questo modo possiamo aprirci al mondo che ci circonda ed elevarci verso un diverso concetto del divino: non della religione, ripeto, ma del divino che è già in ognuno di noi. I sentimenti ci chiamano a farlo: dobbiamo ascoltarli.