Paesi bellissimi e suggestivi rasi al suolo, una tragedia umana enorme segnata da quasi tremila morti, più di ottomila feriti e 300mila senzatetto: sono passati 40 anni da quel terribile terremoto dell’Irpinia di magnitudo 6.9 (decimo grado della scala Mercalli all’epicentro) che alle 19.34 del 23 novembre 1980 colpì la Campania e la Basilicata, lasciandole profondamente martoriate.
Il terremoto dell’Irpinia, 40 anni dopo quelle 19:34
È domenica 23 novembre del 1980 e sono ore 19.36. Una forte scossa della durata di 90 secondi colpisce un’area vasta oltre 17 mila chilometri dell’Italia meridionale. Le province più colpite sono quelle di Avellino, Salerno e Potenza. Alcuni dei paesi vicini all’epicentro, tra cui Lioni, Santomenna, Laviano e Muro Lucano, sono quasi rasi al suolo. La violenza del sisma, conosciuto con il nome di “terremoto dell’Irpinia”, si abbatte su piazze, strade, case e abbatte campanili, chiese, ospedali.
I soccorsi e la lenta ricostruzione
Simbolo di quel terremoto non solo per i lutti e le rovine: ma anche per i gemiti che nei giorni successivi al terremoto continuavano a salire dalle macerie a causa dei ritardi nei soccorsi, che l’allora presidente della Repubblica Sandro Pertini denunciò con voce alta e fermissima. E ancora, per l’esasperante lentezza che ha accompagnato il processo di ricostruzione delle case, mentre continuava a risuonare il lamento degli sfollati, accampati via via, con l’imperversare del freddo e della neve, dapprima nelle tende e nei vagoni ferroviari, poi nelle roulotte, poi nei container, fino a quando un prefabbricato sembrò un’abitazione vera, per quanto precaria. Nell’immediato dopo terremoto, di fronte alle immagini di disperazione, di precarietà e di bisogno che le televisioni diffusero in tutto il mondo, si avviò finalmente la macchina dei soccorsi, guidata da Giuseppe Zamberletti (morto il 26 gennaio dello scorso anno), nominato Commissario straordinario del Governo.
Ricostruzioni e… polemiche
Ricostruzione e polemiche andarono avanti per decenni, riesplodendo dieci anni dopo con gli articoli di Indro Montanelli per il Giornale, passando attraverso una Commissione parlamentare di inchiesta, presieduta da Oscar Luigi Scalfaro, istituita con legge del 1989, modificata un anno dopo, che il 27 gennaio 1991 licenziò una relazione finale di 644 pagine.
“Lo Stato ha dato, lo Stato deve chiedere conto di quelle spese”, scrisse la Commissione. A far emergere luci e ombre di quegli anni ci sono stati processi, libri, inchieste. Ma permane vivo il ricordo in chi è sopravvissuto di come in un meno di un minuto la sua vita sia cambiata, mentre il pavimento di casa oscillava sotto i suoi piedi e le pareti non correvano più lisce e dritte sotto le sue dita. E anche, in tante comunità, il ricordo di una solidarietà senza clamore, fatta di gente da ogni parte del paese che prese ogni mezzo di trasporto possibile e venne a portare una coperta, una tenda, una roulotte, cibo e vestiti o anche solo conforto a chi non aveva più nulla.