Tendenze

Italiani, conto in rosso: 77% sotto €12.500

Sempre più italiani si pongono una domanda concreta: “Ma quanti soldi mi rimarranno davvero in banca a fine anno?”

Con l’inflazione che non accenna a fermarsi e il costo della vita in costante aumento, sempre più italiani si pongono una domanda concreta: “Ma quanti soldi mi rimarranno davvero in banca a fine anno?

Cercheremo di rispondere a questa domanda in modo chiaro e pratico. Partendo da quanto hanno oggi gli italiani nei conti correnti, quanto costano davvero la vita quotidiana e le spese straordinarie (come le ferie estive), quanto pesa la scarsa educazione finanziaria

Non c’è una formula magica, ma ne abbiamo creato una matematica per stimare da soli il saldo stimato a dicembre 2025.

Quanto hanno oggi gli italiani in banca?

Secondo i dati più recenti, la media dei depositi bancari in Italia si attesta intorno ai 14.981 euro per conto. Tuttavia, questa cifra media nasconde una realtà meno rassicurante: il 77,1% dei conti correnti italiani presenta un saldo inferiore a 12.500 euro. In particolare, i conti con saldi inferiori a 12.500 euro hanno una media di soli 2.221 euro.

Questa distribuzione evidenzia una concentrazione significativa della liquidità in una minoranza di conti. Ad esempio, sebbene solo il 6,9% dei conti correnti abbia saldi compresi tra 50.000 e 250.000 euro, questi detengono circa il 43,5% della liquidità complessiva.

Infine, sotto l’1% troviamo i super ricchi, coloro che superano il milione di Euro. Parliamo di circa 400.000 persone, dei quali Forbes ha recentemente stilato la classifica dei top 10.

Il costo della vita in Italia nel 2025

Un nostro studio sulla povertà del 2024, aveva sottolineato come il costo della vita in Italia era aumentato tra il 2021 ed il 2022. Un trend in continua crescita, che ha portato il costo mensile della vita di un italiano tra i 1300 e i 1700 Euro. Se invece parliamo di una famiglia di 3 persone, il costo varia dai 2000 ai 2500 Euro.

Educazione finanziaria: quanto sono preparati gli italiani?

Quando si parla di soldi, l’Italia ha un problema di fondo che precede anche l’inflazione o l’aumento del costo della vita: l’analfabetismo finanziario. In un paese dove la maggior parte delle persone fatica a distinguere tra tasso d’interesse semplice e composto, parlare di risparmio e pianificazione finanziaria suona spesso come un discorso astratto. Ma non dovrebbe esserlo.

I dati sull’analfabetismo finanziario

Secondo l’ultimo rapporto OCSE, solo il 37% degli italiani raggiunge una soglia considerata sufficiente di alfabetizzazione finanziaria. Siamo agli ultimi posti in Europa, al pari di paesi con PIL e sistemi scolastici meno sviluppati del nostro.

Anche la Consob, nel suo annuale Rapporto sulla conoscenza finanziaria degli italiani, conferma il quadro:

  • solo il 30% della popolazione sa calcolare un tasso d’interesse composto;
  • meno del 25% ha familiarità con concetti base come diversificazione del rischio o inflazione;
  • e appena 1 su 5 tiene regolarmente sotto controllo entrate e uscite.

Italiani e il confronto con l’Europa

Secondo una ricerca della Commissione Europea, Paesi come Olanda, Finlandia e Danimarca vantano livelli di alfabetizzazione finanziaria ben più elevati. Questo si riflette in una maggiore capacità di risparmio, in un uso più consapevole del credito e in una maggiore propensione all’investimento.

Conseguenze pratiche

Questa carenza di conoscenze si traduce in scelte sbagliate o assenza di scelte:

  • molti italiani non pianificano le spese a lungo termine,
  • vivono senza un budget mensile,
  • non mettono da parte un fondo di emergenza,
  • e affidano le proprie decisioni economiche a istinto, consigli casuali o promozioni bancarie.

Perché è un problema

Non sapere come si struttura un bilancio familiare o come si calcola l’incidenza della spesa sul proprio reddito mensile può significare arrivare a dicembre senza nemmeno sapere dove siano finiti i propri soldi.

Ma perchè spendiamo sempre di più? A parte gli aumenti dei costi, ci sono altri fattori determinanti che ci fanno spendere più di quello che guadagnamo?

Overspending: perchè spendiamo sempre di più

All’università di Harvard lo hanno chiamato “Budgeting bias” e si riferisce al margine d’errore tra le previsioni di spesa e quello che effettivamente esce dal conto in banca. L’errore medio si aggira tra il 25% e il 30%. 

Cause principali dell’overspending

  1. Sottostima dei costi
    Tendiamo a prevedere spese più basse della realtà, spesso per eccessivo ottimismo.
  2. Spesa emozionale
    Stress, noia o ansia ci spingono a comprare d’impulso per gratificazione immediata.
  3. Prezzi di riferimento ingannevoli
    Valutiamo gli acquisti rispetto a sconti o confronti fuorvianti, non al valore reale.
  4. Pagamenti “invisibili”
    Carte, abbonamenti e tap-to-pay riducono la percezione del denaro speso.
  5. Effetto “tanto ormai…”
    Un piccolo sforamento del budget porta a spese successive non pianificate.

Foto di günter da Pixabay

Redazione CinqueColonne

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