In campeggio nello spazio. Avete presente le tende automatiche che si montano in due secondi con un unico, semplice gesto? Secondo Mr Robert Bigelow costruire un avamposto spaziale, che sia in orbita terrestre o cislunare, dovrebbe diventare qualcosa di altrettanto facile, o quasi.
La Nasa gli ha creduto per cui se esiste la possibilità che un giorno ciò accada davvero lo scopriremo molto presto: l’8 aprile la capsula Dragon di SpaceX porterà alla Stazione Spaziale Internazionale il primo modulo abitativo espandibile, il Bigelow Expandable Activity Module. BEAM è un dimostratore tecnologico che sarà agganciato al nodo 3 tramite il braccio robotico Canadarm.
Da chiuso è un cilindro di appena 2,16 metri di lato per poco meno di una tonnellata e mezza di peso. Una volta dispiegato, attraverso una sequenza automatica, offrirà un volume abitabile di 16 metri cubi, l’equivalente di una tenda familiare da campeggio. Beam resterà agganciato alla stazione per due anni, durante i quali saranno monitorati pressione, temperatura, radiazioni e l’effetto di eventuali impatti con micrometeoriti o detriti. Gli astronauti entreranno periodicamente nel modulo per registrarne i dati e ispezionare la struttura. Una volta concluso il periodo di testing, BEAM verrà sganciato e fatto disintegrare in atmosfera.
L’idea dei moduli gonfiabili non è nuova. Più leggeri e meno ingombranti dei moduli rigidi tradizionali, il loro trasporto in orbita risulterebbe di gran lunga più economico. La Nasa ci aveva già pensato negli anni ’60, commissionando alla Goodyear Aerospace il concept di una Stazione Spaziale espandibile. Ne fu prodotto anche un prototipo in dimensioni reali: una struttura toroidale di 7 metri pensata per ospitare due astronauti e che ricordava un copertone gigante, ma che per ragioni di sicurezza non volò mai: l’ampia superficie gommata risultava infatti vulnerabile all’impatto con micrometeoriti.
Nuovamente negli anni ‘90 la Nasa si dedicò alla realizzazione di un modulo gonfiabile per la stazione spaziale con un volume pari quasi al doppio dei moduli abitativi rigidi tradizionali: il TransHab, una struttura ibrida multivello espandibile fino a 8 metriche vedeva coinvolta anche l’Italia tramite Alenia spazio. A causa dei ritardi e dell’aumento dei costi legati alla realizzazione della ISS il progetto non vide la luce: i diritti e i progetti vennero acquistati dalla Bigelow Aerospace che nel 2006 e nel 2007 mandò in orbita i primi veicoli abitativi gonfiabili sperimentali: Genesis I e Genesis II basati sul design del TransHab. Entrambi i moduli sono tutt’ora in orbita con l’obiettivo di testare sul lungo periodo sistemi e materiali e verificare la vita operativa dei veicoli.
Parallelamente alla Bigelow anche l’Italia con quella che nel frattempo era diventata Alcatel Alenia Space aveva continuato lo studio dei sistemi abitativi inflatable. In ballo c’era il progetto FLEX, acronimo di Flexible Expandable Structure, programma nato con l’obiettivo di qualificare in orbita, sulla stazione spaziale, le strutture gonfiabili. Rispetto al modulo Bigelow, FLEX avrebbe avuto il vantaggio, una volta validato, di poter essere abitato da subito da due persone, in quanto concepito come modulo pressurizzato collegato alla ISS, della quale diveniva parte integrante. Il progetto interessò anche l’ASI che aveva coinvolto la Giugiaro Design. Ma la stagione cambiò, mancarono i soldi e il programma venne accantonato. Per il nostro paese, all’avanguardia nella costruzione dei moduli abitativi spaziali – ricordiamo che oltre il 50 percento della superficie pressurizzata della ISS è made in Italy, e che anche la capsula Cygnus è realizzata nei laboratori torinesi di Thales Alenia Space Italia – qualcuno ebbe a definirla un’occasione mancata.
In un settore che potrebbe rappresentare il futuro dell’abitabilità spaziale attualmente la Bigelow non ha competitor. Nel luglio scorso la società americana ha sottoscritto con la Nasa un nuovo contratto per lo sviluppo del BA330, che aspira a diventare il primo modulo gonfiabile completamente autosufficiente, con un volume tre volte maggiore di ogni altro modulo in metallo. Una sorta di stazione spaziale compatta in grado di ospitare fino a sei astronauti, che la Nasa vorrebbe utilizzare nell’orbita cisnlunare e oltre e che nel frattempo la Bigelow conta di sfruttare nell’orbita bassa per fini commerciali, anche nel settore del turismo spaziale.
L’affitto per 6 mesi di un terzo del modulo, 110 metri cubi di spazio abitabile, è stata quotato nel 2014 dalla stessa Bigelow per25 milioni di dollari a cui va aggiungo il volo taxi di andata e ritorno a bordo della capsula Dragon versione 2 al costo di 26.5 milioni di dollari per passeggero, per un totale di 51 milioni di dollari e mezzo. Non proprio economico quanto un posto tenda. Certamente avveniristico, ma non troppo: secondo i piani della società di Las Vegas il primo BA330 potrebbe essere pronto a volare già nel 2017.