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La mia vicina percuote il compagno: episodio 6

"La mia vicina percuote il compagno", giunge alla sua ultima parte su Setteversi. Godiamoci, quindi, la parte finale del racconto

Che qualcosa non stesse andando per il verso giusto è apparso lampante quando, con una mossa da consumato campione regionale under 23 di sudoku facilitato, ho bussato alla porta del mio vicino. Si, avevo sparigliato le carte e deciso di iniziare da lui.

Ha sbirciato dallo spioncino e non mi ha aperto.

Forse mi ha riconosciuto, forse no. In realtà speravo di sfruttare meglio il fatto che soffra di Alzheimer al terzo stadio. Però ho imparato una lezione: se devi procurare lesioni a qualcuno è meglio nascondere, almeno in una prima fase, le armi. La prossima volta busso prima al cieco che abita all’ammezzato senza riscaldamento. Se poi anche lui mi dovesse sgamare, tanto di cappello.

**

Il mio piano comunque è saltato. Non è questione di sesto senso: quello è per i principianti, e io modestia a parte ho anche il settimo, il senso di nano.

È qualcosa che assomiglia di più al desiderio di un posto fisso.

Il campanello ha suonato, il mio campanello; ho aperto la porta, giusto il tempo di chiudere il file excel. Ad osservare l’apertura c’erano esattamente 19 persone. Dubito fossero lì per un suicidio di massa, o per vendermi a rate una enciclopedia in sedici volumi. Come faccio a saperlo, dite? Facile: 1 – nessuno aveva volumi in mano; 2 – nessuno indossava pantaloni col risvoltino. Ma soprattutto, 3 – nessuno compra più enciclopedie: perché spendere soldi per imparare nozioni che non tornerebbero utili neanche per un tik tok?

Li ho passati in rassegna uno per uno, velocemente ma l’ho fatto: ecco dunque, dal vivo – non per molto ancora – coloro che di li a poco, pensavo, sarebbero deceduti.

Anche loro mi stavano osservando da capo a piedi con insistenza, e lì ho capito una cosa molto importante, e cioè che per sostenere una decente conversazione, quale che sia il motivo della loro visita, sarebbe opportuno non mostrarsi completamente nudo.

Mi sono congedato, il tempo di mettere la prima cosa che trovavo – meglio, la seconda; la prima cosa era il frac che indosso mentre faccio colazione la mattina con latte e coscine di pollo, ma in quel frangente sarebbe apparso uno sfoggio di vanità. E poi, con chi mi sarei bullato? Con dei morti?

(Qualche volta l’ho fatto, quando uscivo con una tipa che faceva la specializzazione in medicina legale. Mi faceva entrare di nascosto in obitorio quando finiva le autopsie e facevamo un mucchio di scherzi ai cadaveri. Era divertentissimo, anche se loro tendono a non reagire. Ve lo consiglio se soffrite d’insonnia).

Dunque, i 19 eletti, il cui portavoce era mister Ioso, un uomo di cui nessuno sapeva nulla, neanche lui stesso.

“Ecco qui la magnifica dozzina” – dissi

“Siamo scarsi in matematica, sbaglio?”

“Io di certo si, voi non saprei a dire il vero. In tutti i modi vi auguro di non dover mai contare su di me”

“È un doppio senso?”

“Non lo ha visto il cartello?”

“In effetti, no. Ma non siamo qui per l’esame di scuola guida, né per guardare la sua collezione di cartelli”

“Interessante, davvero interessante. Vuole una coscina di pollo?”

“No grazie, sono allergico”

“Alle coscine di pollo?”

“No, agli acari della polvere”

“Mi dispiace, a saperlo prima.”

“Cosa avrebbe fatto?”

“Io? Niente, è che mi piace accumulare informazioni prive di utilità. E poi ha visto mai che un giorno lei mi diventa famoso, che so, per un omicidio inaspettato, e sul Trivial le dedicano una domanda nella categoria “uomini irrilevanti non viventi””

“Basta con i preamboli, signor sociopatico, non siamo qui per una visita di piacere”

“Anche perché Trumalda, la mia escort del venerdi, è già andata via”

“Ma oggi non è lunedi?”

“Infatti, sono già quattro giorni che non si vede. Strano”

“Lei cincischia e si burla di noi. Abbiamo raccolto notizie. Ci risulta che abbia numerosi precedenti penali, condotto alla bancarotta due società, intestato a dei cugini emigrati in Australia nel secondo dopoguerra e tragicamente deceduti una serie di società che produce false targhe polacche; inoltre è un traditore seriale, considera Vladimir Luxuria ancora un bell’uomo nonostante tutto, e come se non bastasse ha esercitato abusivamente la professione di avvocato”

“Commercialista. Avvocato e commercialista”.

“Questa mi mancava, grazie per la precisazione. Infine, quel che è più grave, ha scaricato illegalmente tutte le stagioni di Un Posto al Sole che non si trovano più su RaiPlay.”

“Avete omesso qualcos’altro dal curriculum, tipo l’abigeato, ma grosso modo ci siamo”

“Insomma, è chiaro che lei è una persona del tutto priva di scrupoli”.

“Grazie, mi lusingate. Ma perché mi dite queste cose? Coscina di pollo?”

“No grazie, il caffè mi rende nervoso. Le diciamo queste cose perché lei ha tutte le caratteristiche che cerchiamo nel nuovo Amministratore di condominio!”

“Non ne avete già uno? Quell’ometto calvo con l’alitosi e gli occhiali con la montatura rotta aggiustata con lo scotch?”

“Lui. Però si è dimesso”

“Come mai?”

“Ha vinto il concorso di borseggiatore ufficiale alla Regione. Oggi giorno nessuno rinuncia al posto fisso”

“Ma io non ho alcuna competenza in materia! Non lo dico per vantarmi, sia chiaro”

“È proprio quello che fa al caso nostro!” – annuirono convinti i miei futuri portatori sani di millesimi.

Non ebbi neanche il tempo di riflettere – del resto lo specchio era troppo distante.

“D’accordo, accetto: ma ad una condizione!”

“E sarebbe?” – mi chiese Ioso

“Non lo so, lo dicevo giusto per darmi un tono e rendermi credibile ai vostri occhi”

Tutti si guardarono e mi sorrisero con compiaciuto disprezzo.

“Stia tranquillo, signor sociopatico, non c’è alcun pericolo che ciò accada. Adesso ce ne andiamo, ma mi raccomando, aspettiamo a breve la convocazione. Dobbiamo discutere della collocazione nell’androne di un gonfiabile a forma di castello di Elsa”.

Stavo per congedarmi – il che, non avendo fatto il militare, neanche è facile -, quando Mister Ioso mise un piede in mezzo alla porta (sempre meglio che in mezzo alle gambe), e mi disse:

“Accetti un consiglio. La prossima volta, meglio lo slip senza canottiera che la canottiera senza slip. Glielo dico come se fosse mio fratello”

“Lei ha fratelli?”

“No. Ma i miei genitori mi hanno abbandonato tre anni prima di nascere, quindi non posso escluderlo tout court”

“Sa una cosa, Ioso? Un giorno imparerò a parlare bene lo spagnolo come lei”.

Ogni riferimento, all’interno del racconto, a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale

Foto di copertina generata con Copilot per Cinque Colonne Magazine

Armando Grassitelli

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Armando Grassitelli

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