Lo spettacolo ha tra i propri interpreti: Angelo Rotunno, Claudia Orsino e Vincenzo Di Marco mentre alla regia Antonio Iavazzo (che ha curato anche l’adattamento). Organizzatore e assistente alla regia: Alessia Gambella.
Lo spettacolo è composto da due atti unici che sono liberamente ispirati a Una proposta di Matrimonio di A. Cechov e a Il Quadro di E. Ionesco. Un’attenzione particolare va certamente riservata al testo di Ionesco. Infatti questa opera non è mai stato rappresentata e costituisce un inedito assoluto in Italia. Si tratta di due rappresentazioni legate in maniera indissolubile ed evidente dalla cifra del grottesco e dell’apparente irrazionale che governa il nostro quotidiano e che ci impedisce di trascendere e di aspirare a quella quota di “divino” che ci appartiene e che, pure, ci sembrerebbe dovuta.
Questi “scherzi teatrali” ruotano intorno a piccoli fatti precisi, quotidianità, che servono da pretesto per mettere in funzione un meccanismo e svilupparlo in un crescendo vorticoso, ove prevale la graffiante ironia e la cifra del grottesco è sempre intensa. Personaggi isterici, voltafaccia improvvisi, indecisioni costanti, sbalzi d’umore, sono alcune delle caratteristiche che ricorrono all’interno di questi piccoli capolavori teatrali. “Nella vita raramente si dicono cose intelligenti.” – confidò una volta Cechov ad un amico – “Per lo più si mangia, si beve, si bighellona, si dicono sciocchezze. Ecco che cosa bisogna far vedere in scena. Bisogna scrivere un lavoro in cui i personaggi entrano, escono, pranzano, parlano del tempo… perché cosi avviene nella vita reale.”
Hanno un che di grottesco le frecciate, le baruffe di questi personaggi che si azzuffano per motivi più che futili e il registro delle battute spesso è volutamente eccessivo, “stonato”, cartoonistico quasi. A sottolineare la crisi del reale è la supremazia, probabilmente, dell’iperrealistico e del grottesco.