Le acque minerali d’Italia sono per la maggior parte contaminate da pesticidi. Lo rivela l’ultima ricerca condotta da Il Salvagente. La notizia è allarmante per certi versi, meno altri.
Le acque minerali d’Italia e i pesticidi: la ricerca
Le acque minerali esaminate dalla rivista Il Salvagente sono:
- Panna
- Levissima
- Sant’Anna
- Rocchetta
- Saguaro (Lidl)
- Ferrarelle
- San Benedetto
- Lete
- Guizza
- Uliveto
- Eva
- Vitasnella
- Brioblu
- Fiuggi
- San Pellegrino
- Fonte Essenziale
- Lauretana
- Evian
Dall’analisi dei campioni è emerso che le uniche acque nelle quali non sono state rinvenute tracce di pesticidi sono:
- Panna naturale
- San Benedetto Ecogreen naturale
- Evian naturale in vetro
- Fonte essenziale naturale
Queste acque, infatti, si sono aggiudicate la denominazione di “eccellente” da parte della rivista del consumatore, collocandosi nelle posizioni alte della classifica delle acque.
Quanto agli altri marchi, anche loro molto commercializzati, la ricerca ha evidenziato che in 8 campioni ci sono almeno tre tipologie di fitofarmaci. Le acque San Pellegrino, Levissima e Guizza hanno presentato 4 diversi fitofarmaci tra i quali il Propiconazole, il Cypermethrins, che probabilmente nuoce alla fertilità, e il Biphenyl che può addirittura diventare cancerogeno. In ogni caso nessuna delle concentrazioni supera i limiti consentiti dalla legge.
La classifica delle acque prosegue con il posizionamento degli altri marchi in base a un criterio per il quale la presenza dei pesticidi ha pesato per il 40%, i minerali per il 30%, i nitrati per il 10%, la sostenibilità per il 10%, l’ergonomia e l’etichetta entrambi per il 5%.
Le posizioni basse della classifica sono impegnate da brand quali Uliveto naturale, Guizza naturale, Rocchetta naturale e San Pellegrino frizzante.
Qualche riflessione
La prima riflessione sorta all’interno della rivista subito dopo la ricerca è che acque imbottigliate direttamente alla fonte, o almeno così crediamo, dovrebbero essere incontaminate. Le sorgenti dovrebbero essere protette dalle contaminazioni. Invece le tracce di pesticidi sono state rinvenute anche in campioni di acque imbottigliate ad altezze di oltre 3.400 metri. La presenza di pesticidi in queste acque fa presupporre la vicinanza a terreni trattati con pesticidi in quantità tutt’altro che irrisorie.
La seconda sta nel tipo di antiparassitario ricercato. Secondo una delle aziende di acque incluse nella ricerca, gli antiparassitari ritrovati non sarebbero negli elenchi che le Arpa regionali trasmettono ai titolari di concessioni minerarie per le ricerche da parte delle stesse aziende. Risposta non convincente per Il Salvagente considerato che si parla di antiparassitari molto comuni come il peperonyl butoxide, la cypermethrine.
Ricercare gli antiparassitari nelle acque costa. Non convince neanche questa scusa poiché i metodi moderni consentono di portare a termine una ricerca con risultati soddisfacenti in poche ore di lavoro e con costi abbordabili.
Forse il nodo della questione sta nel metodo con il quale si conducono queste ricerche che risponde al principio di probabilità. In parole semplici si ricercano i parassiti che è più probabile trovare nella zona di riferimento. Questo richiederebbe un aggiornamento delle liste da parte delle Arpa regionali.