La sentenza della Corte Europea parla chiaro: sono da considerarsi illegittime le proroghe delle concessioni demaniali sino al 2020. La questione riguarda da vicino il Nostro Paese, dove, il Parlamento ha prorogato automaticamente l’affidamento delle concessioni delle spiagge, fra l’altro senza alcuna gara, in palese violazione dei principi contenuti nella direttiva Bolkestein/2006 in materia di libera concorrenza.
Bocciate le concessioni, dunque, ma non categoricamente, il Governo, infatti, sembra avere ampio margine di manovra. La sentenza descrive in sostanza che sarà da valutare più o meno ogni singolo caso tenendo conto di tre variabili: la disponibilità delle spiagge (le risorse naturali), eventuali investimenti effettuati dai concessionari per migliorare la zona pubblica in concessione, l’interesse transfrontaliero a investire in Italia, questo, nel rispetto di una sentenza europea risalente a Gennaio.
Dalla sentenza, ovviamente, scaturiscono una serie di preoccupazioni da parte dei balneari, prima fra tutte, la paura della messa in asta dei demani, tuttavia, la strada intrapresa sembrerebbe scalzare, quantomeno per il momento, tale ipotesi. I sindacati balneari, infatti, pongono l’accento sul fatto che l’Europa affidi al giudice nazionale la possibilità di valutare caso per caso e, quando necessario, ricorrere a procedura pubblica per l’assegnazione delle concessioni. Il Governo, dal canto suo, ha già comunicato che sarà da pianificare una nuova legge in materia e che i provvedimenti pubblici eviteranno di confluire in aste. Nessun migliore offerente, dunque, poiché i canoni demaniali saranno, in ogni caso, affidati alle decisioni dello Stato.
Nelle manovre di assegnazione sarà considerato di fondamentale importanza e, di conseguenza valorizzato, il valore d’impresa creato dagli attuali concessionari. L’Avvocatura di Stato rimarca il concetto molto chiaramente, il valore di impresa sarà uno dei punti fondamentali insieme al valore della professionalità riconosciuta agli attuali concessionari.
Ma guardiamo un po’ più da vicino la sentenza della Corte Europea. Questa, stabilisce che secondo l’art. 12 della direttiva Bolkestein “è vietato a una misura nazionale stabilire la proroga automatica delle autorizzazioni demaniali marittime e lacuali in essere per attività turistiche e ricreative in assenza di qualsiasi procedura di selezione fra potenziali candidati”, ma continua stabilendo che una normativa nazionale non può consentire la proroga automatica delle concessioni demaniali pubbliche “nei limiti in cui tali concessioni presentano un interesse transfrontaliero certo”. Cosa vuol dire questo? In prima battuta potrebbe dirsi che la differenza fra l’uno e l’altro caso sia molto sottile ma, a onor del vero, non è così, questo, perché fa riferimento a casi concreti analizzati dai Tar Italiani alla Corte Europea. Si parla delle concessioni sul lago di Garda, caso sottoposto al Tar di Lombardia; delle spiagge della Sardegna, casi sottoposti al rispettivo Tar. In questo caso, per esempio, l’interesse transfrontaliero comunitario agli investimenti è stato riconosciuto solo nel caso del Lago di Garda ed è a partire da questo che viene rimarcato il concetto di valutazione ad hoc.
La sentenza chiaramente non lascia spazio alla discrezionalità, saranno da definire dei criteri esatti che dovranno essere i punti cardine della legge delega che il Governo dovrà varare nei prossimi tempi.
Nell’attesa che sia approvata la nuova norma, il deputato di Area Popolare, Sergio Pizzolante con il deputato del Pd Tiziano Arlotti presenterà in commissione Bilancio alla Camera un emendamento ponte proiettato alla salvaguardia delle concessioni in essere sino all’approvazione della legge delega. In questo modo la fase transitoria garantirebbe sicurezza ai balneari, periodo che dovrà essere oggetto di trattativa in sede europea.
Nonostante le apparenti rassicurazioni il mondo dei balneari è in subbuglio, a Viareggio è stata organizzata una manifestazione di protesta mentre il Centro Destra attacca Renzi per non aver saputo gestire la questione.
Un attacco molto significativo arriva dalla regione Toscana che, poco prima della sentenza europea aveva ideato una legge regionale a salvaguardia delle concessioni demaniali in essere, legge, impugnata subitaneamente dal Governo. La legge regionale toscana, in particolare, riusciva a contrastare gli effetti della sentenza in anticipo in quanto, come dichiara Stefano Ciuoffo, assessore regionale alle attività produttive, questa era attesa e scontata. Il Governo, a quanto dichiarato, ha impugnato la legge in base a due articoli che, pare, non condizionano il quadro generale e le 370 richieste pervenute ai Comuni.
Inutile sottolineare che le reazioni dei balneari e dei loro sindacati non si sono fatte attendere. Riccardo Borgo, presidente Sib- Confcommercio e Vincenzo Lardinelli, presidente Fiba-Confesercenti hanno rimarcato più volte la necessità, per lo Stato Italiano, di intraprendere la via verso la riforma delle concessioni, una riforma seria sull’uso del demanio da porre in essere in tempi ristretti. Le circa 30.000 aziende che lavorano sul demanio lo richiedono da tempo. Anche Cristiano Tomei, presidente CNA Balneari ha sottolineato come il veto alla proroga delle concessioni demaniali marittime al 2020 sia un colpo basso per il sistema turistico italiano, il Governo dovrà impegnarsi molto velocemente per garantire alle aziende che hanno già effettuato investimenti, la prosecuzione dell’attività commerciale e i livelli di occupazione. I Legali italiani hanno, in qualche modo, tentato di dimostrare che per il turismo balneare italiano, fatte salve alcune eccezioni, la direttiva Bolkestein, era difficile da attuare ma la Corte non si è in alcun modo “fatta convincere”, però, sulla non limitatezza della spiaggia intesa come risorsa (altro punto centrale della difesa dei balneari) la Corte ha stabilito che spetta al giudice nazionale verificare, in base alla direttiva, se sia necessario o meno un numero limitato di autorizzazioni, cosa che può considerarsi positiva.
I balneatori CNA dal canto loro annunciano la mobilitazione di categoria e chiedono che il Governo si attivi per “metterci una toppa”, chiedono un provvedimento di urgenza (un decreto legge) che consenta la prosecuzione delle attività dato che la sentenza arriva proprio durante la stagione estiva. Dal loro punto di vista il Governo Italiano è andato troppo per il sottile nei confronti dell’imposizione europea. Il consiglio è di unirsi a Paesi con un turismo costiero simile a quello italiano, si parla di Spagna, Portogallo, Grecia, Croazia che presumibilmente possano avere interesse al limare qua e là la Direttiva Bolkestein.
Di una visione d’insieme è, invece, Fabrizio Licordari, presidente Assobalneari-Confindustria, che considera la sentenza della Corte una vera e propria ingiustizia. L’UE secondo Licordari ha avuto ed ha, comportamenti diversi a seconda dei Paesi con cui ha a che fare, Spagna e Portogallo, per esempio, secondo il presidente hanno ricevuto trattamenti completamente diversi, questo, perché i rispettivi Governi hanno “battagliato” per preservare i livelli occupazionali in nome della tutela del valore economico. Il Governo Spagnolo ha addirittura prorogato sino a 75 anni le concessioni in scadenza nell’anno 2018 permettendo la regolarizzazione di alcune situazioni abusive, il Portogallo nel 2007 ha introdotto il diritto di preferenza per il concessionario uscente, per questi Paesi non ci sono state obiezioni di genere. Nessuno secondo Licordari ha avuto il coraggio di attivarsi realmente per la questione e per la tutela delle 30.000 aziende in ballo e dei 300.000 posti di lavoro ad esse correlati. L’Italia ha sempre avuto un atteggiamento di sudditanza nei confronti di Bruxelles, atteggiamento, che continua a non giovare al Paese.
Balneari e non solo, agli insoddisfatti si aggiungono anche alcuni parlamentari toscani come la senatrice del Pd Manuela Granaiola, la parlamentare di FI Debora Bergamini e, più in generale, gli esponenti del centro destra che attaccano il Governo di non essere stato in grado di difendere l’economia italiana, lo stesso Gasparri afferma: “La proroga delle concessioni era doverosa”.