Ho sentito il canto del gallo.
Un pallido sole giallo nato già morente
invade la nebbia che copre Vindobona.
Suonano le acque che trascorrono nel fiume
mi guardano e mi turbano.
Non sono Seneca e non ho Lucilio
solo l’acqua fa da specchio alla melancolia.
Così scrivo a me stesso : è terapia
ribellione alla tirannia del presente.
Oggi sarà un giorno speso bene
mi curerò di me solo e non degli altri.
Ho eluso le guardie.
Sono uscito dall’accampamento
per guardare negli occhi il mio tormento:
un vento ineludibile viene da settentrione
lo culla la betulla l’irrobustisce il pino.
Quanto povera è la filosofia!
Vorrei essere poeta per estinguermi nel canto.
Ho visto il quasi niente e il non ancora
ora e nell’ora della mia fine.
Per “le amiche e gli amici della notte”
Da “Impero” (Oèdipus Edizioni 2017)
Libro Quinto. Marco Aurelio a Vindobona
[L’ultima]