Il manifesto dell’08 marzo
“Ma ti pare normale?” è la campagna dell’08 marzo del Telefono Rosa Piemonte, l’Associazione di volontarie che dal 1993 si occupa di assistere donne di tutte le età contro la violenza e i maltrattamenti di alcuni uomini.
Anche quest’anno, in occasione della festa dell’08 marzo, l’Associazione è in prima linea per denunciare evidenze sempre più sconcertanti che riguardano donne vittime di violenza e maltrattamenti sempre più giovani.

Secondo una ricerca della Fondazione Libellula (Survey Teen 2024) che ha riguardato un campione di 1.592 soggetti tra i 14 e i 19 anni di età, il 29% dei ragazzi ritiene che non sia violenza toccare una persona senza il suo consenso; per il 20% dei maschi non è violenza chiedere con insistenza foto intime alla partner, per il 21% non è violenza isolare la partner mettendole contro amici e amiche e per il 26% non è violenza baciare una persona senza il suo consenso. E purtroppo per il 56% dei ragazzi la gelosia è una forma di amore.
E’ evidente quindi, che molti giovani di oggi non siano in grado di percepire correttamente le diverse forme di violenza. Ecco, quindi, la domanda che campeggia sul manifesto dell’08 marzo: “Ma ti pare normale?” invita a riflettere il Telefono Rosa Piemonte.
No, non è normale. Se le giovani generazioni devono essere protagoniste del cambiamento, questi dati, che si aggiungono a quelli delle accoglienze dell’Associazione per l’anno 2024, non ci devono far più riflettere ma agire. Non è normale che ci siano convinzioni di questo tipo tra i giovani. Esiste una cultura maschilista imperante anche all’interno della relazione di coppia e se le donne non accettano determinati atteggiamenti, diventano potenzialmente esposte a prevaricazioni e soprusi di ogni tipo, fino a determinare conseguenze gravi o gravissime.
Le pari opportunità, in queste condizioni, restano un obiettivo ancora lontano.
Ma ti pare normale? Telefono Rosa Piemonte
Secondo i dati del monitoraggio delle accoglienze dell’Associazione per l’anno 2024,ntra 761 donne accolte, il 3,42% ha meno di 16 anni e il 21,81% tra i 16 e i 29 anni. Sono poi stati registrati 5.116 contatti nella sezione aiuto on line (email, chat, messaggistica istantanea e SMS).
Per il 68,5% delle donne accolte e prese in carico, il livello di rischio è stato valutato come alto o altissimo. Il 36,01% ha dichiarato violenza fisica, il 47,96% violenza verbale/minacce, il 5,39% violenza sessuale e ben il 18% altre forme di violenza sessuale, comprese quelle on line. Il 13,93% riferisce di subire stalking o cyberstalking, il 63,34% dichiara violenza psicologica e infine il 33,38% patisce violenza economica.
Il 25,23% ha meno di 29 anni, tra i maltrattanti solo il 16,5% appartiene alla stessa fascia di età: ragazze e donne sovente subiscono violenza da parte di ragazzi o uomini di età maggiore rispetto alla loro.

Le famiglie sono in difficoltà, necessitano di un contributo competente e chiedono aiuto ad altre agenzie educative, in particolare alla scuola, che tarda a far arrivare il proprio supporto.
Viene quindi spontaneo chiedersi se può essere ritenuto normale che l’educazione all’affettività e alla sessualità debba ancora essere volutamente esclusa dalle scuole. In Europa è obbligatoria in 19 Stati, e l’Italia non è tra questi. Bisogna che sia chiaro: per noi l’educazione affettiva e sessuale non significa affrontare solo gli argomenti legati alla biologia, alla contraccezione o al piacere (anche se ci chiediamo per quale motivo queste aree debbano essere demonizzate). Significa piuttosto poter parlare anche di emozioni, di relazioni, di rispetto, di consenso, di ruoli, di civiltà e riconoscimento dell’ “altro” o “altra”.