In un’epoca in cui la memoria storica è sempre più minacciata dalla banalizzazione e dalla manipolazione, il ruolo di istituzioni come l’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) diventa fondamentale. Non solo custode del passato, ma anche faro per la costruzione di un presente e di un futuro basati sui valori della Resistenza: libertà, pace, giustizia sociale e il rifiuto di ogni forma di oppressione e discriminazione soprattutto in giornate così importanti come quella di oggi, la Giornata della Memoria.
Memoria storica e condivisa: un dialogo da fare
In questa intervista esploreremo temi centrali legati alla memoria e al suo significato, soffermandoci sull’importanza della Giornata della Memoria come monito per le nuove generazioni, il rischio di una memoria condivisa che rischia di livellare verità storiche e responsabilità, e il ruolo cruciale dell’istruzione come strumento contro l’ignoranza e la distorsione dei fatti storici. Questo dialogo è un invito a riflettere su come ciascuno di noi possa contribuire a preservare le lezioni del passato, trasformandole in azioni concrete per il presente.
Intervista a Ciro Raia, presidente dalla Sezione Provinciale ANPI di Napoli
Grazie a questa intervista con il presidente dalla Sezione Provinciale ANPI di Napoli, scopriremo inoltre le iniziative locali realizzate per stimolare la riflessione e combattere l’indifferenza, quella stessa “ignoranza volontaria” che Primo Levi definiva una delle cause più profonde delle tragedie umane:
Qual è il ruolo dell’ANPI oggi nel preservare e trasmettere la memoria storica della Resistenza?
Più che nella narrazione storica (comunque di importante rilievo) l’ANPI è oggi impegnata in un’azione di supporto (in alleanza con altre istituzioni) per la difesa dei codici morali eredati dalla Resistenza e tradotti in diritti alla Libertà, alla Pace, all’Ambiente sano, ad una Vita senza soprusi, intolleranze, imposizioni, razzismi di ogni genere.
Qual è il messaggio più importante che la Giornata della Memoria dovrebbe trasmettere alle nuove generazioni?
Un messaggio teso a cancellare quella che Primo Levi definiva “ignoranza volontaria”. Far finta cioè di non sapere (per vigliaccheria, per quieto vivere, per indolenza) ciò che accade intorno, pur essendone informati; eliminare i dannosi comportamenti del girarsi dall’altra parte, del mostrare disponibilità nei confronti dei propri simili solamente a parole, del non sentirsi parte dell’umanità.
Quali iniziative locali la Sezione Provinciale Anpi Napoli ha organizzato in occasione della Giornata della Memoria?
Il Comitato provinciale ANPI di Napoli non ha organizzato un’iniziativa propria. Ha coordinato, invece, le molte attività messe in essere dalle sezioni locali, che, da sole o in collaborazioni con gli EELL, le scuole ed altre associazioni hanno inteso promuovere momenti di intensa riflessione.
Memoria storica e memoria condivisa non coincidono mai. Perché è importante avere una vera memoria storica e non rincorrere una memoria condivisa?
Avere una memoria storica significa avere strumenti conoscitivi necessari ad esplorare il passato, per trarne poi significativi insegnamenti. Memoria storica significa anche saper discernere tra vittime e carnefici, individuando, volta per volta, motivazioni ed azioni quasi sempre criminose.
Memoria condivisa significa, invece, guardare gli eventi al ribasso, ritenendo che ciascuna delle parti in causa possa avere pari dignità nella ricostruzione e restituzione di quanto accaduto. Per cui una Memoria condivisa finisce con l’essere la sintesi di una memoria differenziata, continuamente livellata (specie di questi tempi) da chi detiene il potere politico.
Cosa si può fare di più, secondo lei, per combattere la banalizzazione dei fatti storici, specialmente in contesti di divulgazione pubblica o, purtroppo, sui social media?
L’unica arma, per poter combattere questa drammatica e sempre più montante banalizzazione dei fatti storici, è depositata nelle aule delle scuole. Resta, infatti, la scuola l’unico baluardo, l’estrema sentinella per impedire il costante processo di ignoranza collettiva. Ma soprattutto solamente la scuola può impedire (con un percorso di studio rigoroso) che la storia sia utilizzata a fini politici, generando così confusioni concettuali, equivoci e, talvolta, assoluzioni a posteriori di indicibili nefandezze contro l’umanità.