Non tutti i confronti internazionali sono affidabili, a causa delle differenze nei criteri di registrazione delle nascite e della mortalità neonatale
Mortalità neonatale: i dati tra Europa e Asia
Secondo i dati di Our World in Data, i paesi dove i neonati hanno le maggiori probabilità di sopravvivere sono quelli con sistemi sanitari fortemente sviluppati, in particolare nel Nord Europa e in Asia orientale. Ma non tutti i confronti internazionali sono immediatamente affidabili, a causa delle differenze nei criteri di registrazione delle nascite e della mortalità neonatale.
Tra i paesi con il tasso di mortalità neonatale più basso troviamo Finlandia, Giappone, Norvegia, Svezia e Danimarca. In questi paesi, il numero di neonati deceduti entro i primi 28 giorni dalla nascita è inferiore a 2 ogni 1.000 nati vivi. Questo risultato è frutto di investimenti nella salute pubblica, accesso universale alle cure, educazione e supporto alle madri.
Confrontare i tassi tra paesi può però essere fuorviante. Alcuni paesi registrano come “nato vivo” anche neonati con pochissime probabilità di sopravvivenza, mentre altri no. Questo influisce sul calcolo della mortalità neonatale. Ad esempio, gli Stati Uniti, pur avendo tecnologie avanzate, mostrano un tasso più alto rispetto ad altri paesi sviluppati, in parte per questo motivo metodologico.
La Corea del Sud si distingue per avere uno dei tassi più bassi di mortalità neonatale, ma un tasso più elevato quando si osserva l’intero primo anno di vita. Questo indica un’eccellente assistenza alla nascita, ma possibili carenze nella salute infantile post-neonatale.
Sebbene molti paesi abbiano fatto grandi progressi, le disuguaglianze restano marcate. La mortalità neonatale è ancora troppo elevata in diverse regioni del mondo, soprattutto in Africa subsahariana e Asia meridionale. Investire in sanità, educazione e uguaglianza può ridurre drasticamente questi divari e garantire a ogni bambino un inizio di vita più sicuro.
Foto di freestocks-photos da Pixabay
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