Morti bianche sul lavoro, nel nostro Paese un triste record: più di mille morti in dieci mesi. E’ una notizia terrificante che non ha eguali anche in uno stato di pandemia come quello che viviamo che ci annuncia morti per Covid ogni giorno perché mentre la pandemia è un dato ineluttabile ed indipendente i morti sul lavoro sono colpa nostra.
Le morti bianche erano prima rapportate quasi tutte all’ambito dell’edilizia per il fatto che in questo mondo c’era una certa refrattarietà a rispettare le regole della sicurezza sul lavoro e a fare molto uso della pratica del sub appalto che, ovviamente, riduce le possibilità di controllo dell’applicazione delle norme stesse.
Eppure, i mille e passa morti sul lavoro non contemplano solo edili ma abbracciano diversi campi lavorativi e tutti accomunati da leggerezze e contravvenzione delle più elementari regole di sicurezza sul posto di lavoro. Eclatanti alcuni episodi venuti all’onore delle cronache come quelli della lavorante che operava su un orlatrice o gli ultimi della gru di Torino.
Abbiamo scelto di linkare questo pezzo del maestro Enzo Avitabile con la partecipazione di Francesco Guccini di qualche anno fa per dire che questo delle morti bianche non è un tema nuovo e non è un tema non dibattuto e sul quale non ci sia una coscienza profonda anche nel mondo artistico, come si può leggere dalle parole del testo che vogliamo accludere qui.
Gerardo faceva ò fravecatore,
viveva a Modena ma era terrone…
…Ce stevano na vota è comunisti,
è sindacati cà facevano ò riest;
mo è n’alleanza a tradimento,
na politica cà non porta a niente…
…Ma senza alcuna protezione caduto sul lavoro,
morta janca, prematura
sott’à na nuvola è povere’…
Gerardo faceva il muratore,
viveva a Modena ma era terrone…
…C’erano una volta i comunisti,
e i sindacati facevano il resto,
adesso è un’alleanza a tradimento,
una politica che non porta a niente…
…Ma senza alcuna protezione caduto sul lavoro,
morte bianca, prematura
sotto una nuvola di polvere..
Pochi elementi: un muratore emigrato, la presenza dei sindacati e della politica sempre più defilata, la mancanza di protezione e la morte in un racconto che, pur nella sua artisticità e sceneggiatura, diventa paradigmatico di quanto accade ormai ogni giorno.
Il lavoro che diventa sempre più una trappola mortale da cui tirarsi fuori, una crisi economica e pandemica che fa da volano nel fare accettare condizioni di lavoro al limite e qualche volta al di là del limite. Imprenditori senza scrupoli ma a volte anch’essi avviluppati nelle spire del mercato che ti stritola se non sei in grado di mantenere ritmi e prezzi. La mancanza cronica di controlli dal parte degli enti dedicati per mancanza di personale.
In un numero tutta la disperazione che porta inevitabilmente verso il baratro: sono solo 6.357 gli ispettori del lavoro in Italia. Quelle professionalità che dovrebbero garantire con il loro incessante controllo che i luoghi di lavoro siano sicuri. Troppo pochi e mal distribuiti per non far capire che la loro azione è completamente annullata per manifesta inadeguatezza numerica dell’organico.
Ecco il punto fondamentale un triangolo d’oro completamente ignorato: regole chiare, controlli precisi, sanzioni certe. Nulla di tutto ciò nel nostro Paese, ancora nel 2021 e alle porte del nuovo anno, è realtà e si presta il fianco a tutti. Certo, fra dieci giorni questi numeri si azzereranno d’incanto perché cambieremo anno ma nulla sarà cambiato e noi continueremo a cantare.