Nel 1965, Dick Higgins riprende il termine Intermedia. Sinestesia, mescolanza di generi, fusione di scenari; da quel momento in poi il concetto di Intermedia si ritroverà, tra gli altri, negli happening di Fluxus e nelle opere di John Cage.
La natura dell’Intermedia è quella di un gioco in cui il pubblico è invitato a immaginare il proprio spazio utilizzando come strumenti media differenti. Tali media non si limitano a coesistere, ma interagiscono costantemente l’uno con l’altro.
Un dipinto, una performance, un’installazione laser, una scultura e una partitura: sono questi gli elementi scelti da Threes per rappresentare il proprio immaginario. Incarnando simultaneamente coordinate geografiche e temporali distanti e creando una dimensione di coesistenza tra elementi storici e avanguardia contemporanea, l’intermedialità di Threes spazia simultaneamente tra la scala locale e quella globale, tra passato e presente.
Gli eventi temporaneamente coincidenti si rivelano in questo locus amoenus intermediale immaginato da Threes. Una sequenza laser in loop proietta le immagini effimere di un delfino, un vulcano in eruzione e un fiore; quasi fosse un mantra. Una piastra metallica perforata evoca un linguaggio in codice che rimanda all’universo meccanico del sistema di produzione industriale. S’incontrano poi indizi di post-presenze, tracce di vapore lasciate da uno spettro, come segni allucinati di una personalità antropomorfa di passaggio. Procedendo in questo luogo ideale, una partitura racconta la storia scritta dagli strumenti musicali, assieme a quella effimera evocata dal genere della performance, evidenziando il dialogo metamorfico insito in questo oggetto fisico. Infine, emerge la presenza di un silenzioso e piccolo Big Bang: quando luci lampeggianti e tremolanti filamenti incandescenti, danno vita a un comprensivo e microcosmico universo elettroacustico