Lo abbiamo sentito dire spesso nell’ultimo anno e qualche volta lo abbiamo ripetuto: “Siamo in guerra”. Quella contro il Covid 19 è una vera guerra e il 2020 ha avuto lo stesso numero di morti del 1945. In questa guerra i soldati, coloro che si sono trovati in trincea o in prima linea, come abbiamo spesso sentito, sono stati, e lo sono ancora, i medici e gli infermieri. L’artista Banksy, nel maggio dello scorso anno, aveva dedicato un suo disegno agli infermieri dell’ospedale di Southampton. L’Italia, poi, è stata il primo Paese europeo investito da questa onda prima epidemica e poi pandemica. In nome di un sentimento di gratitudine e ammirazione, non stupisce che il personale medico e paramedico italiano sia stato candidato al premio Nobel per la Pace 2021.
La Fondazione Gorbachev
La candidatura del “corpo sanitario italiano” è partita dalla Fondazione Gorbachev. L’associazione, fondata nel 1998 e dedicata all’ex leader sovietico vincitore del Nobel per la Pace nel 1999, ha come attività principale l’organizzazione di summit internazionali tra vincitori del Nobel per la Pace. Momenti di confronto dai quali nascono progetti e soluzioni da suggerire ai capi di Stato per favorire una convivenza pacifica tra i popoli. “Medici, infermieri, farmacisti, psicologi, fisioterapisti, biologi, tecnici, operatori civili e militari tutti, che hanno affrontato in situazioni spesso drammatiche e proibitive l’emergenza Covid-19 con straordinaria abnegazione, molti dei quali sacrificando la propria vita per preservare quella degli altri e per contenere la diffusione della pandemia”. Queste le parole con le quali l’associazione ha avanzato la candidatura.
Il personale sanitario italiano è stato il primo nel mondo occidentale a dover affrontare una gravissima emergenza sanitaria, nella quale ha ricorso ai possibili rimedi di medicina di guerra combattendo in trincea per salvare vite e spesso perdendo la loro
L’associazione Gorbachev sulla candidatura del personale sanitario italiano al Nobel per la Pace
Lisa Clark
Per presentare la candidatura a un Premio Nobel, però, non basta una motivazione per quanto aderente. Il protocollo, infatti, prevede che la proposta venga avallata da un premio Nobel. A sostenere la causa di quest’anno si è adoperata Lisa Clark, l’attivista americana impegnata per la messa al bando delle armi nucleari che ha ricevuto il prestigioso riconoscimento nel 2017. “Ho candidato il corpo sanitario italiano al premio Nobel per la Pace poiché la sua abnegazione è stata commovente. Qualcosa di simile a un libro delle favole, da decenni non si vedeva niente del genere. Il personale sanitario non ha più pensato a sé stesso ma a cosa poteva fare per gli altri con le proprie competenze”.
Nobel per la Pace 2021: quando conosceremo il nome
Nella sua storia, il Nobel per la Pace è stato più volte criticato per come si vince perché tacciato di incoerenza. E’ stato riconosciuto a esponenti politici come Al Gore (2007), Barak Obama (2009) in carica in Paesi impegnati militarmente in altri Stati. A Shimon Peres, Yasser Arafat e Yitzhak Rabin (1994) che avevano alle loro spalle storie di guerra. Il peso più grande su questo premio, però, resta sempre il mancato riconoscimento a colui che ancora oggi resta il simbolo della lotta pacifica che è Mahatma Gandhi. La commissione del Premio Nobel, a Oslo, ha dato il suo parere favorevole alla candidatura del personale sanitario italiano, gli eroi dei nostri giorni, come sono stati definiti, ma prima di scoprire se si aggiudicherà l’onorificenza quest’anno dovremo aspettare il prossimo dicembre.
In copertina il disegno dedicato da Banksy agli infermieri dell’ospedale di Southampton