Sessantadue anni fa, viene fondato a Napoli un organo di stampa che avrebbe cambiato le sorti della politica locale e del meridione, da “rurale” a “cittadina”: «Nord e Sud», rivista mensile di politica e cultura napoletana. Fu fondata e diretta da Francesco Compagna per quasi un trentennio, giornalista presso «Il Mondo» (settimanale di politica e cultura di area radicale, diretto da Pannunzio) e politico napoletano di quella sinistra liberale rifondata da Benedetto Croce e scrittore (Labirinto meridionale, Edizioni Neri Pozza; I terroni in città; L’Europa delle regioni; La politica delle città; Le regioni più deboli; Meridionalismo liberale; Il
Sul piano culturale, la rivista (il n. 1 uscirà nel dicembre 1954) segue proprio gli insegnamenti di Croce, piuttosto che quelli di Gramsci (nonostante orbitasse nell’area della sinistra liberale), confrontandosi con le varie forze intellettuali di Napoli e in genere del Mezzogiorno, con una politica estesa su piano regionale per uno sviluppo economico delle aree sottosviluppate. Una denuncia di un’arretratezza anche sociale da portare a conoscenza nazionale e da integrare in un discorso più ampio che da lì a poco verrà presentata al tavolo delle trattative di una larvale Unione Europea che prenderà il via – come sappiamo – il 25 marzo 1957, grazie a sei Stati europei pionieri (Germania, Lussemburgo, Belgio, Paesi Bassi, Francia e Italia) che firmeranno i trattati di Roma, entrati in vigore l’1 gennaio 1958, dando così vita a quella che oggi conosciamo come Comunità Economica Europea (CEE).
Ma chi è in realtà Francesco Compagna? Nasce a Napoli il 31 luglio 1921 dove muore nel 1982. La sua statura politico-culturale inizia dall’iscrizione nel 1947 all’Istituto di Studi Storici appena fondato da Benedetto Croce, dove aveva incontrato Ugo La Malfa e aveva coltivato forti interessi culturali, politici e umani. Compagna entra presto in politica con atteggiamento polemico verso la destra, che nel Sud acquista “connotati sanfedisti e nazionalisti”, critico verso la Democrazia Cristiana, cui rimprovera di acquisire col clientelismo i consensi della piccola borghesia, ostile al massimalismo comunista, argomentando che gli «interessi di vita del Mezzogiorno non possono essere rappresentati che da formazioni genuinamente democratiche». Si iscrive al Partito Radicale, per poi
Tra i collaboratori di «Nord e Sud» si ricordano N. Ajello, P. Saraceno, A. Rao, P. Colella, L. Sturzo, G. Gramigna, A. Piromalli, A. Spinosa, N. Chiaromonte, V. de Capriis, etc. La rivista sarà pubblicata fino al 2000. Diviene trimestrale dal 1978 al 1993 e bimestrale dal 1999. Dopo le prime edizioni con Mondadori, dal 1960 passa alla casa editrice napoletana ESI.
«Nord e Sud» si contrappone a un gruppo di uomini politici e intellettuali della sinistra napoletana che si riuniscono attorno alla rivista Cronache meridionali, diretta da G. Amendola, F. De Martino e M. Alicata; nella fattispecie si dà un compito ben preciso, quello di richiamare il Governo su quella che ancora si può chiamare la “questione meridionale” che, nonostante siano passati quasi 100 anni dall’unità d’Italia, esige ancora una soluzione, «con una coraggiosa politica di localizzazione delle sedi della ricerca, quei cervelli, quella materia grigia, che con l’emigrazione dei giovani migliori negli anni cinquanta e negli anni sessanta il Mezzogiorno ha perduto in una eccezionale misura» (Compagna – Galasso,
La rivista attraversa, specie negli anni ’60, tutte le fasi di un linguaggio politico-culturale che tenta una semplicistica liquidazione di tutta quell’area cosiddetta “impegnata” che affonda le sue radici nel discorso socialista, ritenuto da Compagna e sodali, ormai in crisi d’identità, preda dell’industria culturale che ne aveva minato la sua forza rivoluzionaria. «In realtà, assistiamo oggi alla crisi delle ideologie intese come coerenti ipotesi di lavoro e al fiorire di slogan che hanno ancorato la loro motivazione nella necessità di fornire efficaci e semplici strumenti alle masse, ma che ora pericolosamente si avvicinano al metodo, proprio della cultura industriale, della formazione dei moderni miti» (Federico D’Ippolito, Impegno e disimpegno, in «Nord e Sud», n. 87, cit., p. 57).
Da quanto sono venuto dicendo, e a conclusione, emerge il fatto che ancora oggi, noi meridionali del duemila, stiamo attendendo una politica in difesa del territorio.