Nella dicotomia del dualismo, la ricerca di unità
Notte di Smirne di Stefano Polenghi edito da Pensiero Creativo è una raccolta di poesie che accompagna il lettore in un dialogo con sé stessi alla ricerca di nuove albe.
Il libro comprende numerose poesie che mettono in evidenza il dualismo che circonda noi e la realtà in cui viviamo, accompagnandoci a riflettere sui nostri bisogni. Come ci racconterà Stefano Polenghi nell’intervista, la Notte di Smirne è il viaggio personale dell’autore che ripercorre le proprie esperienze in cui molti di noi certamente si ritroveranno.
Sullo sfondo delle sensazioni e delle emozioni sprigionate dall’autore è presente la città di Smirne con tutta la sua carica simbolica, in cui la luce del giorno e l’oscurità della notte diventano un tutt’uno.
In Notte di Smirne, Stefano Polenghi tocca numerosi temi, argomenti mai cercati e strutturati su carta, ma visioni che il subconscio ha elaborato in guizzi di pura emozione e poesia.
Ringraziamo Stefano Polenghi per questa bella intervista che ci ha permesso di conoscerlo meglio e di cogliere i diversi significati che sono alla base della sua raccolta di poesie.
Notte di Smirne di Stefano Polenghi
Salve Stefano e benvenuto su Cinquecolonne Magazine. Ci racconta brevemente di cosa si occupa nella vita e quali sono le sue passioni?
Salve e un caro saluto a tutti i lettori, ringrazio molto per l’opportunità! Nella vita sono un insegnante di materie umanistiche, ormai da decenni; potrei considerare il mio lavoro stesso come una passione, unitamente all’amore per i viaggi, le culture antiche, l’arte, lo sport e la meditazione. Mi piace unire attività spirituali ad altre più fisiche per cercare di sentirmi vivo al massimo.
NOTTE DI SMIRNE è il suo ultimo libro di poesie. C’è un fil rouge che le accomuna, un tema ricorrente?
Sì, ogni poesia è nata in modo direi automatico, senza una particolare riflessione a priori su ciò che sarei andato ad esprimere, eppure, una volta scritte circa una settantina di poesie, notai che esse avevano come tematica conduttrice quella del dualismo, declinato un po’ in ogni contesto, primo fra tutti quello tra oscurità e luce e della loro necessaria complementarietà. E’ stato come scoprire che la mia anima anelasse ad un bisogno di unità, al di là di ogni antagonismo interno o esterno e parimenti realizzare che tale desiderio è insito non solo in me, ma anche nel mondo che ci circonda, così frammentario ma fatto di anime che cercano la luce che dia loro un senso di realtà più vivo, rifuggendo il nichilismo. Nel titolo della silloge, cerco di esprimere questa unità di contrari attraverso l’accostamento della notte alla città di Smirne, che nella raccolta è una sorta di correlativo oggettivo del sole e della forza del giorno nuovo che sorge dalla notte oscura.
La sua raccolta tocca temi molto belli e interessanti tra cui la perdita. C’è stato un evento, un ricordo che le ha ispirato questo argomento?
Come dicevo, il processo di scrittura poetica è per me fondamentalmente inconscio, perciò l’ispirazione non è stata facilmente decifrabile da parte mia, inizialmente; il bello però è che scrivendo ho potuto auto-analizzarmi , e capire che ogni verso era un’impronta di un avvenimento passato, impresso indelebilmente nella mia anima. Di certo dunque, avvenimenti personali come la perdita di persone care o lacerazioni vissute nell’infanzia sono sicuramente sottesi a molti dei testi, anche se non in modo concreto. La perdita può essere dunque essere vissuta dal lettore come un elemento che può essere fatto proprio a seconda del vissuto personale, ma il viaggio dell’opera cerca di condurre al superamento di essa: per certi versi, solo attraverso la perdita è possibile, per l’individuo e per l’umanità stessa, capovolgere il proprio destino evolutivo approdando ad un nuovo io, non più chiuso nel nichilismo o nell’egoismo, ma aperto all’altro e alla vita.
La copertina del libro mi sembra abbastanza evocativa perché parla di albe, così come le sue poesie. Può anticipare qualcosa ai nostri lettori? Perché richiama l’alba nelle sue opere?
L’alba è l’avvento di un giorno che per il singolo e per l’umanità rappresenta lo squarcio del proprio dolore verso un futuro di rinascita positiva. Il messaggio di albe sperate per il mondo è un invito a vedere in questo momento storico così complesso e difficile un’opportunità per tutti noi di abbandonare una certa modalità negativa di vivere verso un’altra più libera e felice. Ovviamente, il messaggio è interpretabile in modo diverso a seconda della sensibilità del lettore.
Ci racconta una sua abitudine di scrittura, magari anche un po’ strana? Non so, ha bisogno di silenzio quando scrive, lo fa dove le capita, usa solo particolari taccuini o penne…
Potrà apparire strano, ma io collego l’attività poetica a quella meditativa: dal momento che la poesia è fondamentalmente ascolto profondo, è necessaria una certa ‘’centratura’’; ecco dunque che, prima di scrivere, svolgo una sessione di meditazione per connettermi con tali profondità per poi cercare di dare voce a quella Voce del silenzio e scoprire di cosa parla.