Specchi & Doppi

Pandemia coronavirus, con marzo si chiude un mese di tristissimi anniversari

Ci si è trovati, forse in maniera impreparata questo sì, di fronte ad una realtà completamente nuova

Pandemia coronavirus, con marzo si chiude un mese di tristissimi anniversari purtroppo. Sono trascorsi ormai tre anni da quando scoppiò quella che al massimo si credeva essere un’epidemia e che, invece, divenne poi la pandemia da coronavirus. Un evento luttuoso che ha portato con sé tante difficoltà e ha creato tantissimi danni sia alla salute sia all’economia. 

Fare bilanci a posteriori è facile, da un lato perché, ovviamente, si ha a disposizione tutta una serie di dati, di statistiche, di casistica che, in qualche modo, descrivono abbastanza fedelmente quando è successo. Dall’altro, però, c’è la grandissima difficoltà nel citare numeri che, per la maggior parte, riguardano persone che sono decedute.

Pandemia coronavirus: giustizia ora?

Proprio in queste settimane è iniziato tutto l’iter giudiziario che è teso ad accertare le responsabilità che ci sono stati, nel primo momento dello scoppio della pandemia, quando ancora non si sapeva che eravamo di fronte alla pandemia in provincia di Bergamo dove si verificarono i primi contagi. Bisogna dire che, se da un lato il desiderio di giustizia è molto sentito, c’è anche, però, da sottolineare il fatto che chi fino a ieri è stato definito eroe e oggi non potrà poi essere definito in maniera diversa.

Certo le responsabilità politiche e amministrative o anche di carattere sanitario sono da ricercare. Bisogna, però, sempre fare la tara rispetto al fatto che ci si è trovati, forse in maniera impreparata questo sì, di fronte ad una realtà completamente nuova; ad una realtà non codificata rispetto alla quale bisognava dare delle risposte immediate.

Pandemia coronavirus, una giusta lettura dei fatti

Oggi dobbiamo non dimenticare anche tutto quanto a cui abbiamo dovuto assistere, sia in termini di politica sanitaria, sia in termini di accettazione di questo momento di straordinarietà che in qualche modo ha condizionato anche parte della nostra vita sociale. Non dimenticarlo significa anche dare la giusta collocazione a tutto quanto è successo ed evitare di leggerlo col senno di poi che falsa sempre la vista di quanto accaduto.

Intervista a cura di Serena Bonvisio

Gianni Tortoriello

Quattro decenni e più di vita dedicati al giornalismo, ma anche alla comunicazione tout-court, passando dalla carta stampata, alla televisione, al web. Una Laurea in Scienze Politiche alla Federico II, qualche anno d'insegnamento e qualche altro da formatore. Unica fede, il Napoli. Poche certezze, tanta passione e una consapevolezza: ciò che paga è solo l'impegno costante nel realizzare i propri progetti e, perché no, i sogni. Il villaggio globale di cristallo dell'informazione e della comunicazione è, purtroppo, divenuto il luogo dove conta solo 'spararla quanto più grossa possibile!' Il sensazionalismo e l'opinionismo hanno soppiantato la notizia. Io vorrei solo continuare a fare quello che mi hanno insegnato: raccontare i fatti.

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