Pandemia, aborto, vaccinazione, violenza: sono tanti gli argomenti toccati da papa Francesco durante la sua ultima intervista, rilasciata al tg5, che ha stilato una sorta di bilancio di questi ultimi mesi e dato una direzione per l’immediato futuro. Un vero appello, quello di papa Francesco, alla riscoperta della fraternità contro l’indifferenza come unico strumento per uscire dalla catastrofe.
Da una crisi mai si esce come prima: o siamo migliori o siamo peggiori. Questo è il problema: come uscire migliori e non peggiori
Papa Francesco contro l’indifferenza
La pandemia è stata una vera e propria crisi, ha detto papa Francesco, e da una crisi non si esce mai uguali: si può uscire migliori o peggiori e la scelta sta a noi. Siamo noi a imboccare la strada che ci porterà verso un futuro migliore o peggiore. Dove sta la differenza? Riscoprire i valori di sempre e attualizzarli, tradurli nella vita del momento. Sono valori come la fraternità, la solidarietà quelli che maggiormente ci aiuteranno ad arrivare alla fine di questa sciagura. Combattere l’indifferenza che ci uccide perché ci allontana dagli altri.
O ci salviamo tutti con il noi o non si salva nessuno
Azioni etiche
In quest’ottica azioni come vaccinarsi acquistano un valore etico. Mettere al riparo se stessi significa tutelare anche il prossimo. In questo momento, sottolinea il pontefice, bisogna mettere da parte l’io per far posto al noi. Il noi non è una semplice dimensione religiosa, ma il passepartout politico, sociale che apre alle soluzioni. Il discorso di Bergoglio, ancora una volta, va oltre l’orizzonte religioso per abbracciarne uno più universale.
La cultura dell’indifferenza distrugge perché mi allontana
Il tempo del noi
E ancora una volta il pontefice mette il dito nella vera piaga di questa pandemia: l’individualismo. Dopo una prima fase, segnata dalla paura e dal rigore, abbiamo assistito al diffondersi continuo e costante di comportamenti menefreghisti. Tralasciando il negazionismo, atteggiamento suicida come lo ha definito Bergoglio, la tendenza generale è quella della noncuranza. Noncuranza delle regole, dalla mascherina al distanziamento. Noncuranza dei morti e dei contagiati ospedalizzati. Nulla deve confliggere con le proprie abitudini, dall’aperitivo al bar, alle cene con gli amici. Quante polemiche abbiamo sentito per le norme restrittive nelle festività natalizie? Quante rivendicazioni di presunte libertà perse? Negozi presi d’assalto, riunioni familiari “extra large”, che importa se dopo un mese arriverà la terza ondata… Ci si è dimenticati che, in questa emergenza sanitaria, ogni azione compiuta dal singolo, ricade sul suo prossimo. Siamo alle porte di una terza ondata e l’interesse del singolo prevale ancora sul sentimento di comunità. Sarà per questo motivo che risulta difficile uscire dall’emergenza? Quanto è facile, invece, diventare peggiori dopo una crisi?
In copertina foto di Annett_Klingner da Pixabay