No ad iniziative unilaterali: questo in sintesi l’impegno che hanno assunto le parti dopo un lungo braccio di ferro tra governo, azienda e sindacati. A partire da lunedì partirà, a detta del segretario nazionale della Fim, Marco Bentivogli, una seria trattativa che abbraccerà tutti gli aspetti del piano industriale presentato il 17 luglio scorso e contemplerà la possibilità di profonde revisioni. Il grande risultato è il ritiro delle procedure di mobilità per i lavoratori ma questo è legato all’attuazione del piano industriale che prevede una riduzione dei costi da 100 milioni di euro. È chiaro che se le future concertazioni dovessero fare un buco nell’acqua e quindi eludere quanto espressamente richiesto dalla Thyssen, si avvierebbe una nuova procedura di mobilità.
Ricordiamo che si parla di mobilità non soltanto per identificare le procedure di licenziamento collettivo ma più in generale per riferirsi alla situazione del lavoratore che, proprio a seguito di una procedura di licenziamento collettivo, o in determinati casi a seguito di licenziamento per motivazione economica, si trovi a perdere il proprio impiego. L’indennità di mobilità che verrà progressivamente sostituita dall’Aspi (Assicurazione Sociale Per l’Impiego) e il reinserimento nel mercato del lavoro quando è possibile sono spesso dei contentini quando si tratta di centinaia di lavoratori con famiglie alle spalle. L’Acciai Speciali Terni SpA (AST) era, prima di passare in mano ai tedeschi della ThyssenKrupp, una società italiana operante nel settore della metallurgia,siderurgia e informatica, fondata nel lontano 1884 con il nome di Società degli Alti Forni, Fonderie e Acciaierie di Terni. Specializzata nella lavorazione e distribuzione di acciai (principalmente inox) destinati ai settori più disparati, da quello alimentare ed edile a quello dei casalinghi, elettrodomestici, energetici fino alle industrie di base, siderurgiche e meccaniche, è oggi considerato un patrimonio storico dell’economia italiana (al pari della Fiat o della Fincantieri) e un punto di riferimento per l’intera siderurgia mondiale.
Si intuisce perciò la rilevanza dell’acciaieria non solo in termini occupazionali ma anche economici. E non è un caso che anche Papa Francesco ha lanciato un appello affinchè si trovi una soluzione che difenda la dignità delle persone e preservi il lavoro, con cui “non si gioca”. Fondamentale sarà, a detta anche della segretaria generale della Cgil Susanna Camusso, il ruolo del governo, che dovrà favorire interventi di politica industriale, innovazione e di revisione sul costo dell’energia che sono mancati in questi anni. Dal canto suo, Materials Services, la divisione della ThyssenKrupp alla quale appartiene l’Ast, in una nota presentata in questi giorni, si è detta consapevole delle implicazioni per i lavoratori e l’indotto e ha auspicato una pronta ristrutturazione della società, condizione imprescindibile per assicurare all’Acciaieria un futuro a lungo termine.
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