La mente dell’uomo contemporaneo, modellata da due secoli di ininterrotte innovazioni spesso di enorme portata, è abituata a recepire le fratture epistemologiche come svolte repentine e irreversibili, in grado di imporre un corso nuovo e differente al nostro modo di essere al mondo. In molti casi, tuttavia, le innovazioni non si configurano come cesure nette fra passato e futuro, incoraggiando, invece, la coesistenza e l’integrazione di pratiche antiche e nuove. La comunicazione, una delle attività più rilevanti e significative della nostra specie, costituisce un esempio emblematico di questo processo: da quando un intraprendente artigiano di Magonza rese economicamente appetibile il processo di stampa, le acquisizioni tecnologiche e culturali in quest’ambito sono state innumerevoli. Gli ultimi dieci anni, inoltre, hanno visto il montare dell’onda dei nuovi media, divenuti sempre più efficienti e, soprattutto, pervasivi. La recente tecnologia di tablet e smart phone, in particolare, è parsa minacciare la scomparsa definitiva della carta stampata, in favore della più economica, rapida, smart, pagina virtuale. Ad oltre un anno dall’immissione sul mercato di iPad e affini, però, questo evento non si è registrato. L’editoria tradizionale, invece, ha addirittura dimostrato nuovo vigore, a dispetto dei sondaggi che la vorrebbero sempre meno rilevan
Andrea Caprioli