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Quanto sono sostenibili le regioni italiane?

Regioni Italiane: l'Italia è davvero così indietro nel percorso che mira ad un grande obiettivo come quello dello sviluppo sostenibile?

Regioni Italiane: Nel 2015 venivano formalizzati i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (in inglese “Sustainable Development Goals”, abbreviato semplicemente in SDGs,  dell’Agenda 2030 dell’ONU, sottoscritta il 25 settembre 2015 da 193 Paesi, Italia inclusa. L’agenda è formata da un insieme di 17 obiettivi e il  numero 11 è dedicato alle città e agli insediamenti umani sottolineando uno sviluppo sostenibile dei centri urbani da assumere nei prossimi decenni. L’obiettivo recita: “Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili”.

Regioni italiane ed impatto ambientale

L’agenda prevede di ridurre entro il 2030 l’impatto ambientale negativo delle città, considerando la qualità dell’aria, la gestione dei rifiuti urbani e soprattutto riducendo gli sprechi energetici e il capitale naturale.  Ad oggi tutti siamo chiamati a dare il nostro contributo, nessuno escluso: le associazioni ambientaliste, i cittadini, le pubbliche amministrazioni, le imprese,i  policy maker, ognuno per quella che può essere la propria parte. Tutti siamo coinvolti in questo Green Deal

L’Italia è indietro nel percorso che mira allo sviluppo sostenibile e poiché molte politiche sono di competenza delle Regioni e delle Province autonome spetta anche a loro adottare i provvedimenti necessari per accelerare questo processo. Inoltre, l’Italia è caratterizzata da forti disuguaglianze territoriali che rendono molto complesso il percorso dell’Italia verso lo sviluppo sostenibile. 

L’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis) ha pubblicato gli indicatori che mostrano il percorso di ogni regione e provincia autonoma verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030. Dopo il Rapporto 2018 Asvis ha pubblicato l’analisi aggiornata al 2017 dell’evoluzione dei territori italiani rispetto al raggiungimento dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030. 

Esiste ancora il divario tra Nord e Sud riguardante la sostenibilità?

Il buon posizionamento delle regioni del Nord trae origine in buona parte dai comportamenti individuali nell’ambito della vita quotidiana e all’interno delle abitazioni. In particolar modo spicca l’indicatore sulle detrazioni fiscali riguardo la riqualificazione energetica degli edifici. Le regioni del Nord ricoprono le prime otto posizioni ( il Trentino sul podio, seguito da Friuli Venezia Giulia e dal Piemonte).

Anche l’indicatore sui rifiuti vede al nord ottimi posizionamenti  nell’ambito della raccolta differenziata: primo il Veneto (62,6% di raccolta), secondo il Trentino (62,3%) e il Friuli (57,5) al terzo posto.

Il settentrione si rivela virtuoso più o meno per tutti gli indicatori, tranne quello dell’agricoltura biologica, che vede la Lombardia agli ultimi posti, del turismo agricolo e del trasporto pubblico. In centro Italia spiccano invece i negozi biologici (Marche 1°, Umbria 2° e Toscana 3°).

Nell’agricoltura biologica sono invece le regioni meridionali (Calabria, Basilicata, Sicilia e Puglia) a fare da padrone. Ci sono inoltre alcune regioni del Sud che riescono ad avere la meglio sul nord per la produzione di energia green.

Anche la connettività digitale è un elemento da non trascurare per la sostenibilità aziendale, garantendo servizi al cittadino a distanza e che non contribuiscono ad ulteriori emissioni per spostamenti. Secondo i dati Istat l’accesso a Internet o fibra è pari al:

  • Nord: 82,6%
  • Centro: 81,8%
  • Sud: 84,8%
  • Isole: 73,4%

Entrando nel merito del discorso energetico, a produrre la maggior parte dell’energia rinnovabile sono Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige e Basilicata (rispettivamente 99,9%, 91,2% e 69,7% sulla produzione totale). Risultato positivo anche per l’Umbria (4° con il 55,5%). 

Sul tema delle emissioni, invece, la regione più virtuosa è la Campania, seguita da Trentino Alto Adige, Lazio, Marche, Lombardia e Piemonte.

La regione Lombardia (con oltre il 42%) e l’Emilia Romagna (con quasi il 36%) si classificano al primo e secondo posto per percentuale di rifiuti solidi urbani smaltiti in impianti che producono energia da rifiuti, seguite dalla Campania con il 28%. Le regioni che riportano le percentuali più basse sono anche quelle per cui risultano le quantità maggiori di RSU smaltite in discarica, con in testa proprio la Sicilia (con circa il 69%). 

Ecco la classifica completa stilata dal Green Vesting Forum:

  1. Lombardia
  2. Lazio
  3. Campania
  4. Piemonte
  5. Emilia-Romagna
  6. Veneto
  7. Sicilia
  8. Toscana
  9. Puglia
  10. Liguria
  11. Città Metropolitana di Roma
  12. Sardegna
  13. Marche
  14. Trentino-Alto Adige
  15. Friuli-Venezia Giulia
  16. Abruzzo
  17. Calabria
  18. Umbria
  19. Basilicata
  20. Molise
  21. Valle d’Aosta
Saverio Lico

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Saverio Lico

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