Il referendum dell’8 e 9 giugno 2025 affronta, col quesito numero 2, un altro aspetto del licenziamento illegittimo: l’indennità che spetta al lavoratore o a una lavoratrice di una piccola azienda.
Il quesito che gli elettori e le elettrici troveranno sulla scheda arancione è il seguente:
«Volete voi l’abrogazione dell’articolo 8 della legge 15 luglio 1966, n. 604, recante “Norme sui licenziamenti individuali”, come sostituito dall’art. 2, comma 3, della legge 11 maggio 1990, n. 108, limitatamente alle parole: “compreso tra un”, alle parole “ed un massimo di 6” e alle parole “La misura massima della predetta indennità può essere maggiorata fino a 10 mensilità per il prestatore di lavoro con anzianità superiore ai dieci anni e fino a 14 mensilità per il prestatore di lavoro con anzianità superiore ai venti anni, se dipendenti da datore di lavoro che occupa più di quindici prestatori di lavoro.”?»
Cosa prevede la normativa attuale
La normativa attualmente in vigore dispone che, qualora un licenziamento venga giudicato illegittimo, il lavoratore o la lavoratrice coinvolti abbiano diritto a ricevere un indennizzo economico. Per quanto riguarda le piccole aziende l’importo dell’indennizzo viene determinato entro il limite massimo di sei mensilità del salario percepito. Le piccole aziende sono quelle realtà imprenditoriali che contano un numero di dipendenti inferiore a quindici. Solo in situazioni davvero eccezionali, tale importo può essere aumentato fino a raggiungere dieci o, in rari casi, quattordici mensilità. Tuttavia, è importante sottolineare che in nessuna circostanza prevista dal caso specifico è contemplata la possibilità di reintegrare il lavoratore o la lavoratrice nel loro posto di lavoro originario, anche qualora il licenziamento sia stato dichiarato illegittimo.
Referendum 8 e 9 giugno: cosa cambierà o non cambierà
Se prevarrà il sì, verrà eliminato il limite massimo previsto per l’indennizzo destinato ai lavoratori e alle lavoratrici vittime di un licenziamento illegittimo. Questo significherà che, durante il processo, il giudice avrà la possibilità di stabilire un risarcimento che considererà più adeguato e proporzionato. Nel calcolo potrà tenere conto di diversi fattori tra i quali:
- l’età del lavoratore o della lavoratrice coinvolti
- il numero di anni di servizio prestati presso l’azienda
- le condizioni personali, come la situazione familiare o altre circostanze rilevanti.
Se prevarrà il no, la normativa attuale resterà in vigore.
Se non sarà raggiunto il quorum, il referendum sarà ritenuto nullo.
Foto di copertina da Depositphotos