Lo afferma un nuovo rapporto di Save the Children, l’Organizzazione internazionale che lotta per salvare bambine e bambini a rischio
Save the Children, le violazioni ai confini UE compromettono la protezione dei minori
“Quando siamo arrivati, hanno iniziato a spararci contro”. Queste le parole di un adolescente arrivato in Grecia, una testimonianza di come i minori rifugiati e migranti che arrivano in Europa subiscano abusi sistematici, detenzione e un’erronea identificazione come adulti, mentre i Paesi dell’Unione Europea (UE) inaspriscono i controlli sulle migrazioni nell’ambito dell’implementazione del Patto UE sull’asilo e la migrazione. Lo afferma un nuovo rapporto di Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro.
Invitando a una maggiore protezione per i minori rifugiati e migranti, il rapporto analizza la situazione dei più giovani alle frontiere esterne dell’UE, concentrandosi in particolare su Grecia, Italia, Finlandia, Spagna e Polonia, e si basa su interviste con oltre 30 ragazzi.
La ricerca avverte che il Patto dell’UE su migrazione e asilo, una riforma che promette di bilanciare una maggiore sicurezza delle frontiere con una maggiore protezione per i migranti, rischia di non riuscire a tutelare i minori, in particolare i non accompagnati.
Sebbene il Patto europeo non entrerà ufficialmente in vigore prima di giugno 2026, diversi Paesi dell’UE vi stanno già allineando le proprie politiche nazionali. Alcuni Stati membri stanno emanando o ampliando misure restrittive come la detenzione dei minori e la riduzione dell’accesso all’asilo, associando il controllo delle frontiere a motivi di maggiore sicurezza nazionale.
Il rapporto denuncia come queste misure abbiano determinato un contesto in cui i diritti e la tutela dei più piccoli sono sistematicamente violati, evidenziando casi di minori erroneamente identificati come adulti, collocati in strutture di detenzione per adulti e lasciati senza cure o assistenza legale adeguate.
I giovani intervistati per il rapporto hanno descritto viaggi e arrivi in Europa strazianti, in cui hanno sperimentato aggressioni, fra cui colpi di arma da fuoco, e separazione dai familiari.
Ahmed*, 17 anni, egiziano, ha ricordato il momento del suo arrivo in Grecia:
“Volevamo andare a Rodi. A un certo punto, il conducente della barca ci ha detto che la guardia costiera era a 10 km da noi, quindi non potevamo proseguire oltre. Avevamo i passaporti e ci siamo spaventati. Abbiamo iniziato a nuotare e siamo arrivati a Symi, in Grecia. Quando siamo arrivati, hanno iniziato a spararci, circa 70 colpi”.
Amin*, 16 anni, originario della Siria, vive da solo in Grecia dopo essere arrivato via mare nel Paese. Durante il viaggio è separato dai genitori e dalla sorella e la sua barca è arrivata su un’isola greca, ma è stata intercettata e respinta.
“Sono solo, lontano dai miei genitori, e mi mancano”, ha detto Amin, che ha trascorso quattro giorni vivendo per strada in Grecia prima di trasferirsi in un rifugio per minori non accompagnati. “Proveniamo da Paesi diversi, solo in due veniamo dalla Siria. Mi sento al sicuro, ma a volte la notte qualcuno bussa forte alla porta senza motivo. Vorrei non accadesse”.
I Paesi privi di risorse sufficienti per gestire l’arrivo di rifugiati e migranti alle loro frontiere, insieme a politiche sempre più restrittive, spesso lasciano bambini e adolescenti, soprattutto non accompagnati, senza accesso a servizi adeguati e a misura di minore al loro arrivo nell’UE. Save the Children evidenzia che esiste il pericolo reale che un’intera generazione di minori rifugiati e migranti sia privata dei propri diritti quando il Patto UE sarà implementato.
Save the Children chiede che i principi della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia, della Carta dei diritti fondamentali dell’UE e della Convenzione europea dei diritti dell’uomo siano rispettati nel nuovo Patto UE su migrazione e asilo.
Tutti gli Stati membri dell’UE devono dare priorità ai diritti e alla sicurezza dei più piccoli, utilizzando procedure di accertamento dell’età e della vulnerabilità eque e a misura di minore, per evitare, fra le altre cose, che adolescenti vengano erroneamente identificati come adulti. Le autorità di frontiera devono inoltre essere formate ad adottare un approccio sensibile ai minori consapevole dei possibili traumi, con particolare riguardo alle vittime di violenza di genere, e alle altre vulnerabilità. Queste valutazioni dovrebbero essere effettuate in un contesto a misura di bambini e adolescenti, coinvolgendo esperti indipendenti che comprendano le esigenze dei più giovani e collaborino con mediatori culturali e un team multidisciplinari. Dovrebbero prendere in considerazione la salute fisica e mentale, lo sviluppo, il background e l’ambiente di ciascun minore per garantire che i risultati siano il più accurati e affidabili possibile.
È essenziale che l’Italia dia implementazione al Patto asilo e immigrazione mettendo al centro la tutela delle persone vulnerabili, tra cui i minori, a partire dalla valorizzazione e piena realizzazione della propria avanzata legislazione interna in materia, la L.47/2017. In particolare, si auspica che l’implementazione delle nuove norme europee sia occasione per migliorare alcuni aspetti importanti della protezione dei minori non accompagnati. Tra questi, l’accesso a centri di prima accoglienza a misura di bambini e adolescenti, l’ampliamento del numero di tutori e tutrici volontarie e l’omogeneità nel ricorso alle équipe multidisciplinari per l’accertamento dell’età durante le procedure di identificazione.
L’Organizzazione chiede inoltre agli Stati membri dell’UE di garantire che i minori non vengano detenuti o che venga loro negata la protezione nell’ambito del nuovo sistema migratorio.
Foto di Gerd Altmann da Pixabay
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