Storie

Scampoli di follia di Vincenzo de Lillo

Fresco di stampa Scampoli di follia di Vincenzo de Lillo edito da scatole parlanti. Una raccolta all’insegna dell’ironia e della comicità

Scampoli di follia di Vincenzo de Lillo edito da Scatole Parlanti  è l’ultimo nato dell’autore napoletano. Si tratta di  una raccolta di racconti dal ritmo altalenante che coglie il lettore sempre di sorpresa. Chi conosce già Vincenzo sa che da lui ci si può aspettare di tutto e in questa antologia le sorprese non mancano di certo.

Scampoli di follia di Vincenzo de Lillo affronta con ironia molteplici aspetti della realtà; si parla di tutto e l’autore non si risparmia nel tratteggiare il lato onirico delle vicende, fino a quello grottesco e inquietante. Insomma, certamente non vi annoierete!

Vincenzo De Lillo è nato a Napoli nel 1977 e di mestiere fa l’autista. Ha esordito nel 2018 con l’antologia Wc Tales, brevi storie per una sana e corretta attività intestinale; nel 2020 ha pubblicato il suo primo romanzo Delirio (Biplane Edizioni) e nel 2021 il libro Un cuore condiviso, cronache appassionate di una famiglia.

Come di consueto, ringraziamo Vincenzo per l’intervista e per questa parentesi di allegra spensieratezza che nelle nostre vite non dovrebbe mai mancare.

Scampoli di follia di Vincenzo de Lillo

Salve Vincenzo e bentornato a Cinquecolonne Magazine!  partiamo subito dal titolo: Scampoli di follia.  Cos’è per te la follia e quanta ce n’è nel tuo ultimo libro?

Ciao, a tutti è un piacere essere di nuovo qui.
la follia per me è un modo di affrontare la vita, una sorta di scanzonato atteggiamento nei confronti dei problemi, che per alcuni può sembrare superficialità o addirittura strafottenza, (come mi accusa mia moglie…) invece è solo il mio modo di non deprimermi e restare a galla nel mare dell’esistenza.
No, aspe’, così do un’immagine non proprio edificante…vabbuò, dai, avete capito cosa volevo dire.
Comunque nel libro ce n’è assai, pure troppa.

Il tuo mood è sempre stato quello di far ridere la gente, cosa che fai meravigliosamente nei tuoi libri. Nella tua ultima raccolta di racconti c’è una storia che ti sta particolarmente a cuore e per la quale hai avuto la tentazione di rompere il ritmo dell’ironia per approcciarla in modo diverso?

Eh, mica solo una…
Diciamo che la tentazione di rompere e scrivere qualcosa di più profondo, o non volutamente divertente, è avvenuta più volte, il fatto è che io ci provo ad essere serio, a scrivere qualcosa di meno frivolo ma ogni volta che ci provo, nel bel mezzo di una storia più o meno normale o addirittura tragica, mi viene sempre una battuta che rovina o trasforma tutto in grottesco o divertente.
Forse proprio per quella follia di cui sopra da cui sono affetto.
Praticamente quando ho messo su carta (sullo schermo del pc intendo) storie addirittura horror o appartenenti ad un altro genere, nella mia testa era una lotta continua tra l’ironia e la necessità di tirar fuori la serietà… insomma, probabilmente ho una patologia che andrebbe studiata.

Anche se sono tutti figli tuoi e quindi non fai preferenze, c’è un racconto che ti ha fatto ridere più degli altri?

Sì, sicuramente. Da genitore non si deve mai dire di avere figli preferiti ma, ahimè, purtroppo ce li ho…sono il racconto “Garibaldi” e “l’ora d’aria”, che poi lo identifico come il primo racconto che ho scritto nella mia vita, da cui è nata questa follia (ancora…) di scrivere, pubblicare e dire alla gente che sono uno “scrittore“.
Alcuni ci cascano, addirittura.

Anche se l’ironia è una cosa innata, una filosofia di vita (a mio avviso), c’è comunque uno scrittore che ami e che ha ispirato il tuo modo di scrivere?

Sono tanti i libri, e di conseguenza tanti gli scrittori, che mi hanno ispirato o lasciato qualcosa che mi è rimasto dentro, e tra questi ci metto anche molti emeriti sconosciuti come il sottoscritto o scrittori emergenti, ma restando sul classico, direi Stefano Benni, certamente, Pennac o Douglas Adams.
Non rinnego però la mia passione per Stephen King, Don Winslow, Buticchi, Valerio Massimo Manfredi, Carrisi… autori e generi diversi cui non solo piacerebbe ispirarmi, ma addirittura rubare capa e immaginazione. Ad alcuni pure il conto in banca, ma questo non lo scrivete, sennò sembro venale…

Francesca Amore

Trapiantata a Roma per necessità ma emotivamente ancorata a Napoli, non ha mai smesso di sperare che un giorno ci ritornerà definitivamente. Laureata all?istituto Universitario Orientale in lingue slave , si occupa di traduzioni dal russo e dal polacco. Giornalista pubblicista dal 2005, è appassionata di arte e letteratura in genere, ma di quella russa in particolare. Ama scrivere sugli argomenti più disparati perché di indole curiosa.Generosa, impulsiva e sincera, non ama le persone intellettualmente disoneste, ma si sa, il mondo è bello perché è vario, ma intanto? io mi scanso.

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Francesca Amore

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