«Ma, amici normali non ne hai?»
«Cosa intendi per normali? La normalità siete tu e papà?»
«Si! Io, tuo padre e quasi tutto il resto del mondo. Tu e i tuoi amici sembrate usciti da un altro mondo, quello che si trucca come se fosse una donnaccia, quell’altra che probabilmente donnaccia lo è, per non parlare di quel fuscello sempre in pantaloncini corti che ha le gambe più liscie delle mie.»
«Sempre pronti a giudicare! Mamma, ma quel tizio sulla croce non vi dice di amare il prossimo? Per caso intendeva il prossimo, purché sia normale? Ma che ci andate a fare in chiesa tutte le domeniche?»
Questi sono i dialoghi pieni di amore e comprensione tra me e mia madre. Per fortuna che la pratica dell’elettroshock non è più legale, altrimenti mi rinchiuderebbero in qualche ospedale psichiatrico per farmi diventare normale. Eppure mamma, ogni tanto mi ricordo della sensazione di protezione che emanava dal tuo odore, e io, piccolo bimbo normale, all’epoca ti piacevo. Non dovrebbe essere così, i figli vanno amati sempre. Questa dovrebbe essere la normalità, mamma.
*** Freeport, Ottobre 1958. In questo breve momento di lucidità sto intensamente pensando a voi, vi odio. Mia carne infetta. Avreste voluto che fossi diverso, che fossi voi. Il mio strano cervello, avete dato l’autorizzazione affinché venga martoriato con la vaga speranza che io diventi cosa? Cosa??? ***
*Lou Reed in giovane età fu sottoposto a elettroshock perché i suoi genitori non lo reputavano normale.
Foto di copertina generata con Copilot per Cinque Colonne Magazine