(Adnkronos) – I cambiamenti climatici causati dall’uomo hanno aumentato la probabilità che la siccità provochi carenze idriche e perdite agricole devastanti in Sardegna e Sicilia del 50%. È quanto emerge da uno studio di World Weather Attribution, condotto da 15 ricercatori, tra cui scienziati di università e agenzie meteorologiche di Italia, Svezia, Stati Uniti, Regno Unito e Paesi Bassi. Gli scienziati dell’organizzazione avvertono che siccità simili peggioreranno con ogni frazione di grado di riscaldamento in più, evidenziando l’urgente necessità di ridurre le emissioni a zero.
L’analisi, in particolare, ha rilevato che: il calore persistente che fa evaporare l’acqua dai terreni, dalle piante e dai bacini idrici è alla base dell’aumento del rischio di siccità; senza gli effetti del riscaldamento causato dall’uomo, le siccità su entrambe le isole non sarebbero state classificate come ‘estreme’; le isole italiane continueranno a sperimentare siccità più gravi con l’ulteriore riscaldamento indotto dai combustibili fossili, minacciando i raccolti di colture come il grano e le olive; una gestione efficace dell’acqua sarà fondamentale negli anni futuri con scarse precipitazioni.
Sicilia e Sardegna: perché la siccità?
Per Mariam Zachariah, ricercatrice presso il Grantham Institute – Climate Change and the Environment dell’Imperial College di Londra, “la Sardegna e la Sicilia stanno diventando sempre più aride a causa dei cambiamenti climatici. Il caldo torrido e prolungato colpisce le isole con maggiore frequenza, facendo evaporare l’acqua dai terreni, dalle piante e dai bacini idrici. Per gli agricoltori e le città che hanno sopportato mesi di restrizioni idriche, questo studio è una conferma: il cambiamento climatico sta intensificando la siccità”.
Secondo gli scienziati, dunque, i cambiamenti climatici causati dall’uomo hanno reso la siccità il 50% più probabile. L’evapotraspirazione, l’evaporazione dell’acqua dal suolo e dalle piante, sta determinando l’aumento delle condizioni di siccità, poiché i periodi di caldo estremo diventano più caldi e più lunghi su entrambe le isole. Sebbene non sia chiaro se le precipitazioni altamente variabili di Sardegna e Sicilia siano influenzate dai cambiamenti climatici, lo studio evidenzia che il caldo torrido sta trasformando gli anni con scarse precipitazioni in siccità devastanti.
Lo studio
Tuttavia, in un mondo più freddo di 1,3°C, senza cambiamenti climatici causati principalmente dalla combustione di combustibili fossili, sarebbero meno intense e classificate come siccità ‘gravi’, secondo l’analisi. Se il mondo raggiungerà i 2°C di riscaldamento, cosa che potrebbe accadere già nel 2050, le siccità in Sardegna e Sicilia diventeranno ancora più intense e frequenti. Lo studio evidenzia inoltre come l’invecchiamento delle infrastrutture idriche stia aggravando la carenza d’acqua. Una gestione efficace dell’acqua – affermano i ricercatori – contribuirà a ridurre l’impatto delle future siccità, in particolare quando l’afflusso estivo di turisti aggiungerà ulteriore pressione ai bacini idrici durante i mesi più secchi dell’anno.
“I bacini idrici si sono prosciugati – dice Maja Vahlberg, Climate risk consultant alla Red Cross Red Crescent Climate Centre – Le città hanno sopportato mesi di razionamento dell’acqua. Il lago di Pergusa è scomparso. Le colture sono appassite nei terreni aridi. Gli impatti di queste siccità sono stati scioccanti, ma purtroppo si stanno verificando con maggiore frequenza a causa dei cambiamenti climatici. Limitare le perdite d’acqua dovute all’invecchiamento delle tubature e aumentare la capacità di stoccaggio in Sardegna e in Sicilia contribuirà a ridurre simili carenze idriche negli anni di scarse precipitazioni”.
Più calde e meno fertili
Per Friederike Otto, Senior Lecturer in Climate Science at Grantham Institute – Climate Change and the Environment, Imperial College di Londra, “i cambiamenti climatici stanno rendendo la Sardegna e la Sicilia più calde, più secche e meno fertili. Le colture utilizzate per produrre la cucina simbolo dell’Italia, come il grano e le olive, stanno morendo a causa del caldo feroce, ben oltre i 40°C. Per evitare che la siccità peggiori ulteriormente, dobbiamo smettere di bruciare combustibili fossili”.
Luigi Pasotti, dirigente responsabile al Servizio Informativo Agrometeorologico Siciliano (Sias) – Sicilia orientale, evidenzia: “In Sardegna, la siccità che ora classifichiamo come ‘estrema’ sarebbe stata classificata come ‘grave’ senza i cambiamenti climatici. Questo è ciò che dicono i risultati del nostro studio, inequivocabilmente. Ma ciò che è ancora più tragico è che se non smettiamo rapidamente di bruciare combustibili fossili, la frequenza e l’intensità di questo tipo di eventi estremi continuerà ad aumentare, con conseguenze inimmaginabili.
In Sicilia, la siccità che oggi classifichiamo come ‘estrema’ diventerà ‘eccezionale’ se la temperatura globale aumenterà di soli 0,7 °C. Per questo sarà fondamentale sviluppare strategie di adattamento per proteggere settori vitali per la Sicilia e la Sardegna, come l’agricoltura e il turismo, ma sarà altrettanto importante per l’Italia rispettare gli accordi internazionali sulla riduzione delle emissioni”.
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